Roma, 23 giu – Repubblica vs Russia. Al Gruppo Editoriale Gedi, baluardo della propaganda progressista guidato prima da Carlo De Benedetti e adesso dal rampollo della famiglia Agnelli John Elkann, devono essere un po’ a corto di idee ultimamente.
Covid, così Repubblica accusa la Russia
Dopo che a marzo 2020 erano usciti sulle pagine de La Stampa due articoli a firma del giornalista Jacopo Iacoboni nei quali si insinuavano dubbi sugli scopi degli aiuti giunti dalla Russia per fronteggiare l’emergenza Coronavirus, pochi giorni fa un simile ‘scoop’ è stato riproposto anche sulle pagine del principale quotidiano del gruppo, La Repubblica.
Secondo quanto narrato dai giornalisti Gianluca di Feo e Floriana Bulfon, “Dalla Russia con Amore” sarebbe stata una missione non umanitaria ma di spionaggio per “ottenere tutti i segreti sul Covid e sul modo di contrastarlo”. Beh sicuramente osservando l’operato del governo giallofucsia un’idea su cosa non bisognava fare devono averla certamente avuta.
La replica dell’ambasciatore Razov: “Invenzioni di Repubblica”
Alle accuse formulate dal foglio degli Elkann risponde l’ambasciatore della Federazione Russa in Italia Sergey Razov: “Tre righe e mezzo dell’articolo contengono l’ammissione che ‘i soldati russi a Bergamo hanno fornito assistenza concreta, curando decine di pazienti, durante le ore più buie della storia recente e disinfettando decine di centri per anziani’. Le restanti quasi 500 sono una congerie di invenzioni sul contenuto reale di quella che sarebbe stata una missione militare dell’intelligence russo nello spirito delle guerre ibride”.
“I giornalisti di Repubblica – ironizza Razov – ci attribuiscono la colpa di aver inviato in Italia i nostri migliori medici virologi ed epidemiologi, dotati di grande esperienza e di aver utilizzato sul posto un moderno laboratorio mobile […] Poi, l’affermazione forse più ridicola e sacrilega dell’articolo: ‘Il vaccino Sputnik V è nato dal virus italiano’. (i russi hanno rubato il COVID italiano?!). Ma la Russia ha iniziato a testare lo Sputnik V su volontari già a giugno e ad agosto questo vaccino è stato il primo al mondo ad essere certificato. È chiaro anche a un profano che l’invenzione del vaccino non poteva che essere il risultato di molti anni di ricerca su altre malattie virali”.
La stoccata di Razov
E ancora: “È assolutamente ovvio – scrive Razov – che il lavoro eroico dei nostri militari in Italia, durato ben 46 giorni, ha fornito una certa esperienza nella comprensione del pericolo di questa malattia, della velocità e delle peculiarità della diffusione dell’infezione, arrivata in Russia, com’è noto, tre o quattro settimane dopo l’Italia. E questa esperienza è stata debitamente utilizzata per sviluppare le nostre misure contro la pandemia. Ma dove sarebbe qui il crimine? Si tratta di un percorso di collaborazione assolutamente naturale e generalmente accettato, che peraltro prosegue ancora oggi. Al momento, l’Istituto Spallanzani di Roma sta conducendo studi clinici scientificamente importanti sul vaccino Sputnik V con la partecipazione di specialisti russi”.
Infine la stoccata polemica: “Se il giornale Repubblica dedicasse anche solo un centesimo del suo voluminoso materiale a tale lavoro comune, volto a combattere l’epidemia, a nostro parere offrirebbe un servizio migliore e più interessante ai lettori dell’autorevole quotidiano”.
Lorenzo Berti
2 comments
Fin tanto che i repubblicani democratici italioti escludono l’ ozono terapia in autoemotrasfusione come pratica di routine antidoto al cortisone estremista, possono solo abbozzare idiozie su idiozie…
bufale di due giornaleti bufalari , hater incodizionati e jihadisti contro la Russia, la Santa Russai dovrebbe vaporizzarli come fa con i talibas estremisti inSyrya , W la Russia ci ha salvati
dovrbbero chiudere i giornaletti pornografici della sinistar tipo il foglio, repubblica, lastampa di sion
VOMITEVOLI OLTRE OGNI RAGIONEVOLE DUBBIO