Nizza, 4 nov – Brahim Aoussaoui, il terrorista che ha ucciso tre persone, decapitandone e sgozzandone due, alla basilica di Notre Dame a Nizza, aveva forse inclinazioni gay e viaggiava con persone legate all’attivismo Lgbt del proprio Paese di provenienza. Il che non sarebbe un particolare di rilevanza se non fosse che il 21enne, di origine tunisina, è un estremista islamico, ed è noto quanto l’Islam sia poco clemente con gli omosessuali.
Quegli strani particolari emersi dai social
Non solo: secondo quanto riportato da La Verità sembra che Aoussaoui non fosse l’unico ad avere inclinazioni gay nel drappello di immigrati tunisini che il 19 settembre scorso erano partiti alla volta di Lampedusa: parliamo di Ahmed Ben Amor, ora in carcere, musulmano radicale e allo stesso tempo vicepresidente nel 2016 dell’associazione Shams Tunisie, un gruppo Lgbt che chiede la depenalizzazione dell’omosessualità in Tunisia. Risultano inoltre abbastanza ambigui i particolari emersi cavando nella vita social del macellaio di Nizza. In uno dei profili Facebook usati dall’attentatore nel 2018, è, infatti, spuntata una foto di un uomo discinto e muscoloso, oltre che scatti di uno spinello e un accendino. Elementi che fanno decisamente a pugni con l’islamismo radicale.
L’Italia base dei radicalizzati
La rete di Brahim
Nel soggiorno francese rispunta il nome di Ben Amor, che il 27 ottobre arriva con Brahim a Nizza. Sulla presenza dell’attivista Lgbt, fermato dalle teste di cuoio francesi sabato sera a Grasse insieme a due algerini, gli investigatori stanno ancora lavorando. Brahim è considerato estraneo agli ambienti dell’estremismo islamista ma si sarebbe regolarmente sentito con personaggi residenti in Tunisia sospettati di appartenere a una cellula terroristica affiliata all’Isis: Ali Abidili, Haroun Felhi e Ibrahim Ben Soltana. La lista delle frequentazioni sospette del tagliagole di Notre Dame è lunga: si va dall’algerino Rabia Djelal, che il giorno prima della strage era in compagnia di Brahim, al tunisino Slah Aboulkacem, fermato il 30 ottobre, sottoposto a vari fermi dalle autorità italiane.
Cristina Gauri