Roma, 12 mag – Gli stabilimenti balneari potranno riaprire solo se verrà garantita una distanza minima di cinque metri in linea verticale tra un ombrellone e l’altro e di 4,5 metri in orizzontale. Mentre tra i lettini e le sdraio non si dovrà scendere sotto i due metri. Ecco in sintesi le condizioni poste dal comitato di esperti e dall’Inail per la riapertura degli stabilimenti ora che arriva la bella stagione e almeno in teoria dovrebbe ripartire il turismo. Tra le altre norme, si segnala il divieto di utilizzare le piscine e di fare sport di gruppo in spiaggia. Obbligo per bagnini e personale degli stabilimenti di indossare la mascherina. Insomma, restano in vigore le norme anti-assembramento per evitare la diffusione dei contagi da coronavirus. Come se non bastasse, anche le spiagge libere saranno a numero chiuso, con ingressi contingentati per il rispetto del distanziamento sociale, obbligatorio anche in acqua.
Assobalneari: “Se basta un metro nei supermercati e sul bus, lo stesso valga per gli ombrelloni”
Una serie di regole, quelle proposte dal comitato di esperti che consiglia il governo, che se dovessero essere approvate, renderebbero davvero difficile la vita degli stabilimenti balneari. La distanza dei 5 metri tra gli ombrelloni in spiaggia “parte da un ragionamento logicamente errato”, dice convinto il presidente di Assobalneari Fabrizio Licordari, che intervistato dall’Agi fa presente che “se le regole fino a oggi sono state che nei supermercati e alle poste, come anche su metro e bus, si deve stare a una distanza di un metro e mezzo – e parliamo di luoghi chiusi – perché su una spiaggia all’aperto questa distanza si deve ampliare fino a 5 metri tra un ombrellone e l’altro?”. La domanda “si ispira a un ragionamento logico”, precisa Licordari, che prosegue: “Covid-19 non è un virus selettivo, non colpisce a uno, due o cinque metri a seconda di dove ci si trova. Se le indicazioni dell’Inail dovessero passare, molti stabilimenti balneari in Italia non apriranno. E così resteranno chiusi anche quei tanti alberghi che sopravvivono grazie alle spiagge su cui si affacciano”. Insomma, il presidente di Assobalneari non ha dubbi: “La distanza deve essere quella che ci ha guidato alla fine della pandemia, cioè quella di un metro. Non ha senso adesso che inizia la fase 2 della ripresa inventarsi altri parametri. Siamo campioni olimpionici di burocrazia“.
“Indicazioni date da burocrati, senza un confronto con noi”
A tal proposito, il numero uno delle imprese balneari punta il dito contro la burocrazia e l’incompetenza. La distanza di 5 metri è un’indicazione data da “burocrati, senza neanche un confronto con le categorie e gli addetti ai lavori”. “Potremmo essere il volano della ripresa – ammonisce – siamo all’inizio della bella stagione, l’estate è alle porte e gli italiani hanno voglia di uscire dopo che sono rimasti due mesi in casa. E allora che facciamo? Teniamo chiusi gli stabilimenti balneari con misure come il distanziamento di 5 metri tra un ombrellone e l’altro? Che poi significa dare 11 metri quadrati a persona. E’ assurdo“.
“Chiediamo di essere ascoltati dal governo, regole vanno concordate”
Ecco perché, come ha ripetuto oggi anche in audizione in commissione Industria, commercio e turismo al Senato, Assobalneari chiede di spiegare le sue ragioni al governo. “Chiediamo di essere ascoltati per un confronto, lo abbiamo chiesto insieme a tutte le altre associazioni – spiega Licordari – e se è vero che svolgeremo anche una funzione sociale, perché gli stabilimenti balneari saranno quelli che consentiranno alla gente di tornare in spiaggia seguendo delle regole, allora queste regole vanno concordate. Bisogna confrontarsi. E l’argomento non si può affrontare regione per regione. Il virus è ‘nazionale’ e si comporta nello stesso modo in tutte le regioni”.
Adolfo Spezzaferro
1 commento
Visti i boiardi che governano ( abusivamente) non mi stupirei se chi puo’ va in Croazia o Spagna dove NON CI SONO VINCOLI ANTICOSTITUZIONALI