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Livorno, 28 ago – Ogni notte la base è Pisa, ogni giorno d’estate la trasferta gentilmente offerta – andata e ritorno – dalle Ferrovie dello Stato fino alle spiagge delle province di Livorno e Grosseto, dove centinaia di immigrati di varia origine e stato giuridico girano indisturbati con le loro sacche celesti tormentando i villeggianti con le offerte di merce contraffatta.
Ieri si è toccato il fondo: il treno regionale 2337 Pisa-Roma di Trenitalia, partito dalla città toscana alle 7:45 e carico di 450 persone, tra cui una cinquantina di Italiani e tutti gli altri immigrati nella totalità sprovvisti di biglietto, giungeva intorno alle 9 all’altezza di San Vincenzo, poco a nord di Piombino. A questo punto il capotreno ha avuto la malaugurata idea di chiedere il biglietto, quasi che la legalità fosse un azzardo.
Lo è stato: preso a pugni in faccia da uno o più ambulanti abusivi, riusciva a rifugiarsi nella locomotiva con il macchinista, chiamava la Polfer e faceva fermare il treno nella piccola stazione di Campiglia. Qui, la polizia ha fatto scendere i circa quattrocento venditori abusivi ma, quando gli agenti tentavano di interrogarli, sono iniziate le minacce e un pericoloso accerchiamento. A causa del rischio, data la grande inferiorità numerica, non è rimasto altro che far risalire i pendolari dell’abusivismo mentre nessuno degli aggressori è stato identificato. Il capotreno, pur ferito, e non potendo essere sostituito subito, ha resistito fino a Grosseto dove poi è andato all’ospedale per le cure.
Oltre alla gravità del fatto in sé e all’evidenza che interi treni sono impunemente ostaggio di bande di delinquenti sempre più numerose, c’è da constatare anche il danno economico per le Ferrovie. Facciamo due conti: assumendo che mediamente gli abusivi scendano a Follonica, in mezzo tra le spiagge di Livorno e Grosseto, il costo di un biglietto sola andata è di 9,30 euro che, per 400 passeggeri ammonta a 3.720 euro, così da totalizzare, con il ritorno, 7.440 euro. Riducendo l’estate a tre mesi, si tratta di quasi 700mila euro per la sola tratta Pisa-Follonica.
Facile immaginare che, per tutta Italia, il conto possa lievitare – come minimo – alle molte decine di milioni di euro di mancati introiti ogni anno, sottratti agli Italiani, alla qualità dei treni e al bilancio di Trenitalia.
Tornando all’episodio di violenza, si tratta solo dell’ultimo di una lunga serie in Toscana, preceduto da un altro alla stazione di Firenze Santa Maria Novella appena l’altra sera, anche se il più tristemente noto è quello della ragazza ventenne stuprata su un regionale Livorno-Pisa l’11 luglio scorso.
Toccato il fondo, recita un adagio, si può ancora scavare: è il caso delle notizie che filtrano, ufficiose e riportate di bocca in bocca, e soprattutto allarmanti, dalle forze di polizia, del tipo “non si sa più chi sono, da dove vengono, dove vanno, né cosa dobbiamo fare quando li incontriamo”, forse anche conseguenza della fuga in massa degli immigrati clandestini proprio a Pisa, in gran parte nemmeno identificati, a testimoniare se ce ne fosse ancora bisogno della resa dello Stato all’invasione e del conseguente abbandono degli Italiani al proprio destino.
Francesco Meneguzzo
Livorno, 28 ago – Ogni notte la base è Pisa, ogni giorno d’estate la trasferta gentilmente offerta – andata e ritorno – dalle Ferrovie dello Stato fino alle spiagge delle province di Livorno e Grosseto, dove centinaia di immigrati di varia origine e stato giuridico girano indisturbati con le loro sacche celesti tormentando i villeggianti con le offerte di merce contraffatta.
Ieri si è toccato il fondo: il treno regionale 2337 Pisa-Roma di Trenitalia, partito dalla città toscana alle 7:45 e carico di 450 persone, tra cui una cinquantina di Italiani e tutti gli altri immigrati nella totalità sprovvisti di biglietto, giungeva intorno alle 9 all’altezza di San Vincenzo, poco a nord di Piombino. A questo punto il capotreno ha avuto la malaugurata idea di chiedere il biglietto, quasi che la legalità fosse un azzardo.
Lo è stato: preso a pugni in faccia da uno o più ambulanti abusivi, riusciva a rifugiarsi nella locomotiva con il macchinista, chiamava la Polfer e faceva fermare il treno nella piccola stazione di Campiglia. Qui, la polizia ha fatto scendere i circa quattrocento venditori abusivi ma, quando gli agenti tentavano di interrogarli, sono iniziate le minacce e un pericoloso accerchiamento. A causa del rischio, data la grande inferiorità numerica, non è rimasto altro che far risalire i pendolari dell’abusivismo mentre nessuno degli aggressori è stato identificato. Il capotreno, pur ferito, e non potendo essere sostituito subito, ha resistito fino a Grosseto dove poi è andato all’ospedale per le cure.
Oltre alla gravità del fatto in sé e all’evidenza che interi treni sono impunemente ostaggio di bande di delinquenti sempre più numerose, c’è da constatare anche il danno economico per le Ferrovie. Facciamo due conti: assumendo che mediamente gli abusivi scendano a Follonica, in mezzo tra le spiagge di Livorno e Grosseto, il costo di un biglietto sola andata è di 9,30 euro che, per 400 passeggeri ammonta a 3.720 euro, così da totalizzare, con il ritorno, 7.440 euro. Riducendo l’estate a tre mesi, si tratta di quasi 700mila euro per la sola tratta Pisa-Follonica.
Facile immaginare che, per tutta Italia, il conto possa lievitare – come minimo – alle molte decine di milioni di euro di mancati introiti ogni anno, sottratti agli Italiani, alla qualità dei treni e al bilancio di Trenitalia.
Tornando all’episodio di violenza, si tratta solo dell’ultimo di una lunga serie in Toscana, preceduto da un altro alla stazione di Firenze Santa Maria Novella appena l’altra sera, anche se il più tristemente noto è quello della ragazza ventenne stuprata su un regionale Livorno-Pisa l’11 luglio scorso.
Toccato il fondo, recita un adagio, si può ancora scavare: è il caso delle notizie che filtrano, ufficiose e riportate di bocca in bocca, e soprattutto allarmanti, dalle forze di polizia, del tipo “non si sa più chi sono, da dove vengono, dove vanno, né cosa dobbiamo fare quando li incontriamo”, forse anche conseguenza della fuga in massa degli immigrati clandestini proprio a Pisa, in gran parte nemmeno identificati, a testimoniare se ce ne fosse ancora bisogno della resa dello Stato all’invasione e del conseguente abbandono degli Italiani al proprio destino.
Francesco Meneguzzo