Roma, 17 set – L’alluvione tragica nelle Marche aggiorna le proprie vittime a 10, come riporta l’Ansa, e non si ha traccia del bimbo disperso. Lo stato di emergenza comunicato dal governo fa comprendere che la situazione dei “recuperi” sia ancora complicata e incerta. Ma c’è anche una “buona notizia”, che quanto meno dà speranza: la presenza di tanti giovani volontari pronti a lavorare e ad aiutare.
Gli aggiornamenti dell’alluvione nelle Marche
I decessi ora sono saliti a dieci e non c’è traccia del bambino disperso, Mattia, di 8 anni, strappato dalla madre mentre fuggivano dalla loro auto a Castelleone di Suasa. La decima vittima è un anziano di Rorosa, 80 anni: il sui cadavere è stato trovato vicino a un ponte in località Angeli di Rosora. I dispersi in totale sono al momento tre, vista l’idenficazione di un altro cadavere, la 17enne Noemi Bartolucci, trovata a qualche chilometro dal luogo in cui è stata trascinata vita: il suo riconoscimento è stato fatto dal fratello di 23 anni. Se la tragedia sconvolge per le modalità crude e violente con cui si è verificata, un aspetto positivo c’è, come spesso avviene nei drammi, emblematici di come ci voglia il male per poter fare il bene, quest’ultimo rappresentato dai giovani volontari del posto.
I giovani volontari
L’Ansa stessa riporta una storia meritevole di essere menzionata, quella dei giovani volontari. Sono centinaia, da Barbara a Ostra, in generale in tutti i piccoli comuni della provincia di Ancona: sono scesi in strada con gli stivali e hanno spalato il fango. Due ragazze di 17 anni parlano così: “È nostro dovere aiutare in questi momenti, le nostre case e le nostre vite sono state invase dall’acqua e dal fango, ma noi non ci arrendiamo e vogliamo tornare quanto prima alla normalità”. Altri raccontano: “Noi abitiamo a Ostra paese, dove non ci sono stati danni, ma qui a Pianello abbiamo tanti amici e quindi abbiamo ritenuto opportuno scendere e venire ad aiutarli”. Un’altra ragazza, Alexandra, dice: “Noi da qua non ci muoviamo e saremo qui a spalare anche domani e nei prossimi giorni. Restiamo qui ma abbiamo bisogno di essere aiutati, così non finiremo mai”.
Non è questione di retorica strappalacrime, ma di “registrazione” di un bel fatto. Un fatto che non cambierà certo le sorti disperate di questo Paese, da solo. Ma in un contesto sociale come il nostro, dove l’indifferenza regna sovrana, fa sempre piacere notare che si ripete l’impegno nelle situazioni disperate. E se questo coinvolge i giovani, ovvero le generazioni più formate all’indifferenza man mano che andiamo avanti, va tenuto ancora in maggiore considerazione.
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