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Ma allora (quando si vuole) si possono espellere i criminali?

by Mauro Pecchia
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U.S. Customs And Border Protection Secures Tex-Mex Border From Land, Air and SeaParma, 21 nov – Era stata rapita e violentata a Fidenza, nella notte del 15 febbraio 2010, da due uomini originari dell’Europa dell’est, una giovane prostituta rumena. Dopo essere stata portata in campagna e sottoposta alle peggiori torture la donna è stata abbandonata in una zona di periferia. La donna, si era fatta coraggio e subito dopo l’accaduto si recò dai Carabinieri e sporse denuncia contro i due violentatori.

Dopo qualche giorno d’indagini da parte degli inquirenti, i due furono arrestati e in seguito subirono pesanti condanne. Uno dei due delinquenti, moldavo classe 1988, è stato per anni detenuto nel Carcere di massima sicurezza di Spoleto. Ieri il giovane è stato prelevato dall’istituto ed è stato rimpatriato, attraverso l’operazione di un equipaggio della Polizia di Stato. Il provvedimento è avvenuto dopo alcune settimane di pianificazione degli agenti dell’Ufficio Immigrazione, diretto dal Vice Questore Aggiunto Maria Rosaria De Luca.

Ma allora ci chiediamo, si possono espellere gli extracomunitari (quando si vuole) dal suolo patrio? A quanto pare sì, ma soltanto quando si ha la volontà di agire concretamente contro la piaga dell’immigrazione selvaggia. Le nostre strade affondano nella criminalità e nel degrado e, non prendiamoci in giro, la principale causa di quest’aumento esponenziale della delinquenza stradaiola, è senza ombra di dubbio l’accesso incontrollato di immigrati e clandestini. Senza tener conto che le nostre carceri esplodono, soprattutto a causa della folta presenza di cittadini stranieri, i quali non solo hanno ricevuto ospitalità e assistenza, hanno ingratamente commesso reati nella nostra nazione, e adesso devono anche essere mantenuti a spese del popolo italiano. La politica delle espulsioni è l’unica strada che può significare un’inversione di rotta, ma se si trattasse solamente di casi sporadici, non avrebbe senso neanche provarci.

Mauro Pecchia

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