Roma, 7 apr – Circola in questi giorni una notizia circa il ritorno dell’eroina, dopo una fase di “nuove droghe”. Non si tratta di un falso allarme, semplicemente l’eroina non se n’è mai andata. I dati raccolti anno per anno mostrano un aumento indiscriminato del consumo di qualsiasi classe di sostanze, con alcune tendenze che è utile ricordare per meglio capire il fenomeno.
L’eroina è sempre stata ai primi posti, se non del consumo, delle richieste di intervento medico per problemi legati al controllo dell’uso (dipendenza). La cocaina, che pure è in aumento relativo, non è mai balzata al primo posto, forse anche perché, non essendo disponibile una cura standard, le richieste di trattamento sono scoraggiate. In ogni caso, l’attenzione sollevata dalla cocaina come nuova epidemia si deve anche al fatto che gli effetti comportamentali di un consumo anche non regolare, e anche non privo di controllo, sono comunque socialmente rilevanti. Mentre l’eroinomane “fa danno” come tale, per la cocaina il danno si può già produrre per l’effetto (temporaneo) anche in un consumatore controllato.
Inoltre, alcune reazioni come l’aggressività e la paranoia tendono a verificarsi in maniera più facile in chi è già stato esposto in passato. Il nuovo balzo in avanti dell’eroina fu comunque a suo tempo previsto: il presidente della Croce Rossa Barra, da tempo impegnato nelle iniziative per la cura e la riabilitazione dei tossicodipendenti, disse che la diffusione della cocaina si sarebbe tirata dietro una scia di soggetti ormai ipersensibili alla cocaina, che avrebbero cercato allora sostanze correttive, o alternative, con un profilo più ansiolitico e sedativo e meno stimolante, per ottenere in maniera migliore e più tollerabile uno stato di euforia. Euforia calma anziché euforia agitata, insomma. Così sembra essere avvenuto.
L’eroina “fumata” è una novità relativa, diciamo che se un tempo l’eroina si sniffava per poi passare all’uso endovenoso, l’uso “fumato” è un modo per ottenere un effetto forte (e rapidamente “condizionante”) senza iniezione. L’assorbimento polmonare fa sì che l’effetto sia non meno istantaneo che con l’iniezione endovenosa. Alcune “nuove droghe” nate su piazze di largo spaccio (Scampia) come il Kobret, altro non sono che eroina base fumata. L’oppio, che per molti giovanissimi pare una variante “naturale” contrapposta all’eroina sintetica, immaginata come più pericolosa, altro non è che la vecchia morfina. I nomi cambiano per creare nuovi mercati, i meccanismi no.
La fortuna relativa nell’affrontare quest’epidemia è che si dispone già di un trattamento efficace e standardizzato, una terapia chimica (a base di metadone orale o buprenorfina orale) in cui precisi livelli di farmaco nel sangue garantiscono l’estinzione e il mantenimento del distacco dall’eroina e oppiacei similari. Il grado di applicazione di questo schema sul nostro territorio non è soddisfacente, con inefficacia legata a due fattori: il ritardo nel trattamento, e trattamenti “monchi” per dose o per durata insufficiente. Sul piano scientifico l’Italia è discretamente rappresentata sia in termini di organizzazioni scientifiche (Europad / www.europad.org ) che di pubblicazioni in materia “riviste e approvate” da referenti internazionali (secondo il database scientifico Scopus 6 tra i primi 20 autori sono Italiani) così come è un Italiano è il presidente dell’organo ONU per i problemi legati alla droga.
L’allarme andrebbe quindi accoppiato alla “buona novella” che le cure ci sono, ormai consolidate, ma spesso ignorate e equiparate a interventi fumosi e non medici, senza alcuna dimostrazione di efficacia. Non abbiamo neanche la scusa di dire che in una qualche “America” le cose vadano meglio o si curino meglio, il megliovolendo è già qui da noi.
Matteo Pacini