Roma, 9 dic – Per la prima volta nella storia l’Unione europea ha formulato un accordo relativo ad un quadro normativo sull’intelligenza artificiale. Thierry Breton, commissario europeo al Mercato Interno, ha annunciato in pompa magna l’intesa, arrivata dopo ore di discussione, sull’Ai Act ovvero la legge europea sull’intelligenza artificiale. L’Europa diventa così il primo continente a stabilire regole chiare per l’utilizzo dell’Ai, fissando degli standard globali e universali.
Cosa prevede l’Ai Act
L’accordo prevede una serie di salvaguardie e accorgimenti in merito ai possibili utilizzi (ora conosciuti) dell’intelligenza artificiale. Tra i vari punti è presente la limitazione del riconoscimento facciale solo relativamente a pochi e determinati casi. All’interno della legge si permette l’uso di sistemi di identificazione biometrica in spazi accessibili al pubblico a fini di applicazione della legge, previa autorizzazione giudiziaria e per elenchi di reati rigorosamente definiti. L’utilizzo viene limitato esclusivamente per la ricerca mirata di una persona condannata o sospettata di aver commesso un reato grave. I sistemi di identificazione biometrica potranno venire utilizzati anche per ricerche mirate di vittime e prevenzione al terrorismo. Il tentativo delle istituzioni europee di arginare e limitare (giustamente) possibili esiti negativi dell’Ai si scontra con la problematica legata alla natura del legislatore e di chiunque imponga standard universali considerati “assolutamente buoni”.
Intelligenza artificiale sì, ma solo come vuole l’Ue?
La stessa Ue ha spiegato come tale normativa abbia come principale obbiettivo la “protezione dei diritti fondamentali, la democrazia, lo Stato di diritto e la sostenibilità ambientale”. Ursula von der Leyen ha infatti commentato: “Un quadro giuridico unico per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale di cui ci si può fidare. E per la sicurezza e i diritti fondamentali delle persone e delle imprese. Un impegno che abbiamo assunto nei nostri orientamenti politici e che abbiamo mantenuto”. Che questa legge possa rivelarsi un tentativo di spegnere qualunque natura sovversiva o di rottura con lo status quo dell’Ai non è poi così assurdo da credere. Legittimare un’Ai “di cui ci si può fidare” solamente seguendo i dettami di un organismo sovranazionale ben delineato ideologicamente (i famosi valori occidentali di libertà e tolleranza) come l’Ue criminalizzerebbe immediatamente qualsiasi uso non conforme, anche politico, della stessa.
Andrea Grieco