Roma, 31 mar – “Gli immigrati scappano dalla fame e dalla guerra”, questa è stata la favoletta raccontata per anni agli italiani da chi sosteneva l’immigrazione di massa, ovvero politici di sinistra, Ong e tutta la filiera del business dell’accoglienza. Anche nel 2023, come nei precedenti anni, questa menzogna è stata fatta a pezzi dalle statistiche dell’Unhcr (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati) che riportano fedelmente i Paesi di origine degli immigrati sbarcati in Italia.
Paesi di origine, gli immigrati che non scappano dalla guerra
Nel 2023, Costa d’Avorio, Guinea, Bangladesh, Tunisia e Pakistan sono le nazionalità più dichiarate dagli immigrati al momento dello sbarco in Italia.
Su 26.832 immigrati sbarcati al 26 marzo 2023, solo 429 erano siriani, 389 afgani, 191 sudanesi, 21 iracheni, 12 somali e 6 libici, ovvero erano originari di Paesi in guerra o destabilizzati. Ciò significa che il 96 per cento degli immigrati non scappava dalla guerra.
Un altro dato interessante pubblicato da Unhcr è rappresentato dalle caratteristiche demografiche degli immigrati: il 70 per cento sono uomini, il 12 per cento donne, il 4 per cento minori accompagnati da familiari, il 14 per cento sedicenti minori non accompagnati. Come è noto, in Italia, dopo l’approvazione della Legge Zampa nel 2017, è diventato praticamente impossibile stabilire la reale età di un immigrato che si dichiara minorenne al momento dello sbarco e vale sempre la presunzione della minore età. Peraltro, questi dati differiscono fortemente da quelli pubblicati da Iom Libya (Organizzazione internazionale per le migrazioni) relativi agli immigrati riportati in Libia dalla Guardia costiera libica dall’inizio del 2023: solo il 3 per cento sono minorenni (senza distinzione tra accompagnati e non).
Da gennaio a febbraio 2023, ben il 59 per cento degli immigrati sbarcati in Italia sono partiti dalla Tunisia: le nazionalità più numerose sono state Guinea, Costa d’Avorio e Tunisia. Dalla Libia sono partiti il 35 per cento degli immigrati. Dai dati dell’Unhcr, si comprende che questi, principalmente originari del Bangladesh, del Pakistan e dell’Egitto, tutti Paesi non in guerra, si sono recati volutamente in Libia, Paese destabilizzato, peraltro pagando profumatamente i trafficanti.
Gli immigrati che non scappano dalla fame
Come è stato rilevato dagli immigrati sopravvisuti al naufragio di Cutro e dai parenti degli scomparsi, le persone imbarcate su quel vecchio peschereccio avevano pagato ai trafficanti dagli 8mila ai 15mila euro a persona per il viaggio. Come ha documentato un rapporto di Iom, i bengalesi spendono mediamente circa 8mila euro per raggiungere l’Italia, utilizzando aerei che dal Bangladesh li portano in Turchia, Emirati Arabi o Egitto, per poi arrivare in Libia e imbarcarsi su un barcone dei trafficanti. In media, un subsahariano paga dai 6mila ai 10mila euro per il viaggio dal Paese di origine all’Italia.
Durante il viaggio, gli immigrati, sia africani sia asiatici, passano per Paesi che potrebbero accoglierli, anche per la presenza di campi profughi delle agenzie delle Nazioni Unite. Non solo: con l’ammontare di soldi elargiti ai trafficanti, gli immigrati potrebbero rifarsi una vita nei Paesi limitrofi a quello di origine. Ormai è chiaro che queste persone vengono in Italia ed Europa in cerca di un benessere in stile occidentale e per poter usufruire del welfare. Infatti, è noto il fenomeno dell’asylum shopping, ovvero gli immigrati cercano di raggiungere i Paesi europei con uno Stato sociale più forte, come quelli scandinavi, non depositando domanda di asilo in Italia. Per questo motivo, spesso gli immigrati rimangono in una sorta di limbo perché Francia, Svizzera e Austria hanno sigillato i propri confini.
Francesca Totolo
1 commento
Gentile F.Totolo comprendo e concordo circa il fine strategico del suo pensare, della ricerca con dati, ma circa certe conclusioni ritengo doveroso segnalare il rischio di generalizzazioni che, senza i puntini sulle “i”, favoriscono l’ avversario comune (che non sono certo questi soggetti “passivi”).
Oltre a quello che è riportato nell’ articolo, ci sono moltitudini che devono “menare le tolle” causa speculazioni, invasività e prezzi andati improvvisamente alle stelle causa il capitalismo saccheggiatore per loro non certo di natura endogena. Arrivo addirittura a sostenere che talvolta arrivano per riprendersi inconsciamente quello che gli è stato tolto…, una beata stasi con ignoranza pacifica.
Ho piccole esperienze dirette in merito, persone che hanno pagato indebitandosi per raggiungere connazionali entrati, passivamente e poi attivamente, nel meccanismo dello sfruttamento senza alcuna capacità critica, anzi, nascondendo tutte le umiliazioni subite.
Mosca bianca il figlio dell’ occidente sciagurato che presta i soldi a tasso zero e pag. a rimessa diretta quando possibile.
Sintetizzando, profughi guerra vera esclusi, restano tutti quelli che, dopo un lungo lavaggio del cervello diretto ed indiretto, vengono facilmente sospinti, spostati per le necessità di un capitalismo saccheggiatore, totalizzante e globalista solo per sé stesso, “grazie” alla impossibilità materiale e spirituale (su quest’ultima privazione c’è da aprire una serie di tomi che farebbero impallidire Marx), di sopravvivere sulla propria terra. Il clima e le istanze iper-riformiste o progressiste dettate dai ns. peggiori decadenti ovviamente c’ entrano come i cavoli a merenda.