Roma, 17 nov – Due terzi del campionato ormai alle spalle, in testa sei squadre nel giro di due soli punti. Napoli (26) davanti a tutti, Juventus attardata – si fa per dire – a quota 24. Nel mezzo, in un’inaspettata tonnara novembrina, i campioni uscenti dell’Inter e la “solita” Atalanta. Ma soprattutto Fiorentina e Lazio, le vere sorprese di questa (ancora) equilibratissima Serie A. Sì, perché se i partenopei stanno sfruttando al massimo il fatto di non avere impegni continentali – un vantaggio che, va detto, storicamente incide più sul breve che nel lungo periodo – viola e biancocelesti viaggiano a velocità di crociera anche in Europa.
I dubbi di inizio stagione
E dire che in estate sia la compagine gigliata che quella capitolina hanno vissuto delle mezze rivoluzioni. Cambio della guardia sulle panchine, via diversi punti fermi delle ultime stagioni (Milenkovic e Bonaventura da una parte, Felipe Anderson, Luis Alberto, Immobile dall’altra). A proposito delle nuove guide tecniche: bisogna dire che con Raffaele Palladino e Marco Baroni a Firenze e Roma non è stato amore a prima vista. Tutt’altro.
Troppo simile – per interpretazione del giuoco – al mai rimpianto Italiano il primo, senza un adeguato curriculum vitae il secondo. Il campo però, paziente ed inappellabile giudice del pallone, ha finora promosso a pieni voti il lavoro svolto dagli ex tecnici di Monza e Verona. Nel segno della solidità e di un atteggiamento comunque propositivo.
Fiorentina di Lazio: i grandi meriti degli allenatori
Palladino, dopo un avvio da film dell’orrore (tre pareggi e una sconfitta) ha trovato la giusta alchimia, svoltando proprio contro la Lazio. Più precisamente a cavallo dei due tempi, con la scelta – in controtendenza rispetto alla moda del momento – di schierare una difesa a quattro. E di tenere una linea decisamente più bassa rispetto alla precedente gestione. Il risultato? Solamente quattro reti subite negli ultimi due mesi: in attesa del ritorno di Gudmundsson, in patria le vittorie consecutive sono diventate sei. Con gli scalpi eccellenti di Milan e Roma, quest’ultima battuta al Franchi per 5-1.
Ma la gara di Firenze, nonostante la rimonta subita, si è rivelata un crocevia anche per gli uomini di Baroni. Dopo aver salvato l’Hellas partendo da una situazione proibitiva, il tecnico sta provando a fare un mezzo miracolo anche nella sponda biancoceleste del Tevere. Punteggio pieno in Europa League e dieci vittorie nelle ultime undici uscite: un solo passo falso, in casa della Juve. Dove la Lazio è caduta a causa di una fortuita autorete, giocando per oltre un’ora con l’uomo in meno. Il 4-2-3-1 capitolino come un ritorno al futuro, portamento moderno che però ricorda infatti le migliori versioni del 4-4-2 tanto in voga negli anni ‘90. Ecco la predisposizione all’aggressione e lo sfruttamento massivo delle corsie laterali.
I gol di Kean e i battesimi azzurri
Ora, pur non essendo attrezzate per rimanere in testa tanto a lungo, verosimilmente Fiorentina e Lazio potranno altresì giocarsi fino alla fine un posto nella prossima Champions League. E passando dalla squadra ai singoli il lavoro di Palladino e Baroni inizia a dare i suoi frutti anche in ottica azzurra. Stiamo innanzitutto parlando di Moise Kean, centravanti classe 2000 e mai completamente esploso. Basti pensare che l’attaccante di origini ivoriane nei pochi mesi in viola ha già superato il suo record italiano di reti in una sola stagione. Fece meglio solo al Psg, ma di questo passo – sono otto in campionato più le tre di Conference – il primato dell’esperienza parigina è già nel mirino.
Eccoci quindi alle prime convocazioni di Nicolò Rovella e Pietro Comuzzo. Centrocampista del 2001 l’uno, difensore non ancora ventenne l’altro. L’elegante mediano in forza alla Lazio è pronto per fare il salto di qualità, il roccioso difensore della Fiorentina – prima stagione da titolare tra i grandi – ricorda per alcuni aspetti un certo Pietro Vierchowod. Non è solamente una questione di nome: se lo chiamano Soldato un motivo ci sarà…
Marco Battistini