Roma, 26 mag – Era una data maledetta per la Roma e i suoi tifosi, quella del 26 maggio, da quando nel 2013la Lazio gli aveva strappato all’Olimpico la vittoria in finale di Coppa Italia. Da oggi i tifosi romanisti potranno almeno consolarsi con i festeggiamenti per una vittoria europea che mancava da moltissimo tempo, quasi da sempre.
La Roma fa la storia
Infatti, sebbene da più parti piovano critiche che blandiscono la Conference League come un “trofeo minore”, sia per buone ragioni che per della sana “rosichella”, nessuno ha considerato nell’analisi del fenomeno che un trofeo del genere (europeo – l’ultimo trofeo italiano risaliva al 2008) mancava alla Roma e ai romanisti da molto più di trent’anni, ma quasi da sempre. Molti confondendosi stanno facendo riferimento a quanto mancava da una finale: in effetti, l’ultima finale europea era stata la doppia sfida del 1991 per la Coppa Uefa (persa contro l’Inter) e ancora prima l’unica finale di coppa dei campioni (prima dell’egida Uefa) della sua storia del 1984 (persa contro il Liverpool). Effettivamente un trofeo europeo mancava da molto di più: almeno dal 1961, quando Giacomo Losi alzava la Coppa delle fiere (vinta contro il Birmingham City), che seppur considerata de facto l’antenata della Coppa Uefa e quindi dell’odierna Europa League, la sua vittoria non viene annoverata nell’albo d’oro di quest’ultima. Insomma, 61 anni non sono pochi per le attese di intere generazioni di tifosi, che ieri sera hanno assistito ad una vittoria storica. Ad oggi Lorenzo Pellegrini è l’unico capitano della Roma ad aver sollevato un trofeo Uefa.
Una città in estasi
Non ci hanno ragionato quindi molto tutte le migliaia di tifosi romanisti che già pochi secondi dopo il fischio finale hanno invaso le strade di Roma. Spesso non si può spiegare con la logica ad un tifoso ciò che ad altri sembra lapalissiano: la Roma non ha vinto la Champions League e nemmeno lo scudetto, è chiaro, ma non sono mai da sottovalutare le vittorie e soprattutto non è da appassionati snobbare le competizioni, soprattutto se internazionali. Le analisi e i commenti in ogni caso non hanno fermato il delirio giallorosso, che si aspetta raggiunga il culmine con l’ingresso della Coppa tra le strade del circo massimo e il Colosseo proprio in queste ore, insieme alla squadra e lo special one, in grado da solo di scrivere una storia a sé stante. Quella di aver riportato in Italia una coppa europea che mancava nella penisola da dodici anni, da quando cioè lui stesso guidava l’Inter nel lontano 2010. Quello che verrebbe da dire un predestinato. Una notte d’estasi che ha portato con sé i classici caroselli d’auto e motorini, già visti l’estate scorsa dopo la notte di Wembley, e le scene di ordinaria follia tra assembramenti, feste e sbandierate nei punti più caldi della capitale. Una stagione italiana che quindi si conclude con un’altra sorpresa, dopo la vittoria milanista in campionato: alla faccia di chi dice che il nostro calcio è inferiore a quelli europei.
Comunque uno spettacolo
Comunque la si possa pensare, qualunque possa essere la fede calcistica, bisogna ammettere che lo spettacolo rimarrà indelebile nella memoria di tutti: è come assistere ad un palio di Siena o alla corsa dei tori di Pamplona, si può non essere partecipi e nemmeno fedelissimi, ma si deve ammettere che lo spettacolo ci regala un qualcosa di sacro ed estatico, qualcosa che non avviene proprio tutti i giorni… Fa bene vedere immagini di leggerezza e anche non poca stupidità dopo due anni di autocensure ed auto-carcerazioni. Fa ancora più bene vederla nella rarità di una squadra ed una tifoseria che non sono habitué delle vittorie e ci ricordano, anche nei nostri lidi, che la parte più bella del nostro calcio non è fatta di commentatori, analisti, tecnici e non è nemmeno solo soldi e diritti tv. Ogni tanto è fatta anche di passione, gioia e sana follia.
Sergio Filacchioni