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Juventus, da Thiago Motta a Igor Tudor: seppur moderno, il calcio rimane identitario

by La Redazione
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Roma, 25 mar – L’ufficialità è arrivata nel tardo pomeriggio di domenica: il nuovo allenatore della Juventus sarà Igor Tudor. Finisce quindi nei peggiori dei modi la storia d’amore, iniziata a luglio scorso, tra la Vecchia Signora e Thiago Motta. Una settimana di repentini cambi di posizione da parte della società e di Cristiano Giuntoli, il quale solamente domenica scorsa nel post partita di Firenze aveva confermato il mister. Sette giorni di dichiarazioni fatte e smentite, di voci di corridoio che però alla fine hanno portato alla stessa porta, quella da cui è uscito l’ormai ex allenatore bianconero.

La rivoluzione mancata di Thiago Motta

Eppure l’avventura dell’italo-brasiliano era iniziata con i migliori propositi. Un’idea di calcio nuova e moderna, la voglia di togliersi le scorie di un calcio “allegriano” e di guardare avanti. Quindi le espressioni favorevoli di certi guru televisivi (in realtà youtuber) e le loro parole prese come guida spirituale da parte di troppi. Una rivincita di tanti nei confronti di Massimiliano Allegri senza un valido motivo. Ma Padre tempo opera in silenzio.

Un mercato rocambolesco, ottimo ma non perfetto. Sì perché Teun Koopmeiners arriva a campionato già iniziato e Dusan Vlahovic è l’unica punta vera di questa squadra. La Juventus parte forte: vince e convince. Ma molto presto qualcosa si rompe. L’entusiasmo e l’onda lunga della gestione Allegri tengono viva la squadra per poco, anzi pochissimo. Poi Madama sbatte ripetutamente contro i muri alzati da Thiago Motta. Il gioco non è veloce né fluido. Anzi, al contrario, è lento, prevedibile e molto poco pericoloso. Le scelte tattiche portano confusione all’ambiente: continui cambi di formazione, giocatori in periodo positivo lasciati in panchina (come Samuel Mbangula e Khéphren Thuram). E ancora, calciatori fuori tempo massimo considerati come punti cardine – vedi lo stesso Koop – o investimenti cospicui lasciati incredibilmente fuori dal progetto (su tutti Douglas Luiz).

Una situazione frutto di tante scelte sbagliate

Tanti pareggi, qualche risultato positivo (Lipsia, ad esempio) ma troppi passi falsi e un rapporto con la squadra sempre più incrinato. La gestione della rosa? Al limite dell’accettabile e con errori ben visibili anche per i non addetti ai lavori.

Situazioni frutto di scelte personali sbagliate: il continuo cambio di capitano, l’imposta duttilità che non ha pagato, l’irriconoscente gestione di giocatori importanti come Danilo, l’esclusione di Vlahovic nelle ultime partite. In tutto questo caos la solidità difensiva venuta a meno ha trasformato i tanti pareggi in numerose sconfitte. La brusca uscita dalla Champions League contro un modestissimo PSV, in Coppa Italia contro l’Empoli una figuraccia che pesa come un macigno nella valutazione della stagione e un quarto posto sempre più difficile da mantenere. La Juventus di Thiago Motta aveva definitivamente perso le poche certezze guadagnate: sfaldata, non aveva più nemmeno quella voglia di fare suo il risultato vista a sprazzi in qualche occasione. Un inutile e continuo possesso palla (per lo più nella propria metà campo) e fine a se stesso.

Juventus, ecco Igor Tudor

Ma le due pensanti sconfitte rimediate con Atalanta e Fiorentina non erano state abbastanza per licenziare Thiago Motta, inizialmente confermato con l’impegno di valutare i risultati solamente a stagione conclusa. Negli incontri avvenuti in settimana qualcosa però si rompe definitivamente. I confronti con i giocatori, Giuntoli e Scanavino sarebbero stati l’ultima partita del fu regista della Nazionale: stando alle indiscrezioni non avrebbe fatto nessun tipo di mea culpa.

Thiago Motta esce, l’ex difensore Igor Tudor – traghettatore fino a giugno – entra. Ovvero uno juventino doc per un ambiente che di Juventus ha sempre meno. Come se fosse una disperata richiesta di identità bianconera. Nulla da guadagnare, tutto da perdere e nessuna certezza. Il tecnico croato assume un ruolo che gli comporta oneri e onori, in questo momento particolarmente ostico. Un solo obbiettivo, portare la Juventus in Champions League. La Vecchia Signora ora non ha più scuse, Locatelli e soci sono chiamati a dimostrare il loro valore. Il calcio moderno corre veloce e da qui a giugno potrebbero cambiare ancora molte cose.

Nicholas Pellegrini

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