Roma, 26 ott – Dopo un lungo periodo di stop Domenico Berardi è finalmente tornato sul rettangolo verde. Fuori causa praticamente dal principio dell’anno solare il campione d’Europa 2021 si è prima infortunato al menisco, per poi dover far fronte – a marzo – alla lesione completa del tendine d’Achille. Il Sassuolo nel frattempo è retrocesso: per ovvi motivi oggi il palcoscenico non è più quello della Serie A – siamo d’accordo, il campionato cadetto pur nella sua complessità è tutta un’altra cosa – ma il ritorno del capitano neroverde può essere una buona notizia anche per la Nazionale italiana. Soprattutto se a gennaio il calciomercato dovesse “dare una mano” al cittì Luciano Spalletti. Ma andiamo con ordine.
Il tracollo del Sassuolo
Parlando proprio in ottica azzurra, chi scrive è stato più volte critico rispetto al talento del calabrese. Sì, perché la lunga, lunghissima permanenza nella modesta realtà emiliana – questa è la tredicesima stagione – non ha mai permesso al sassolese di fare il (vero) salto di qualità. Che Domenico Berardi nella massima competizione faccia comunque la differenza lo dice però il suo percorso personale. Prendiamo lo stesso Sassuolo prima del suo infortunio: dopo la vittoria sulla Fiorentina alla diciannovesima giornata i ragazzi di Dionisi (esonerato di lì a poco) navigavano – più o meno – tranquillamente a metà classifica. Con cinque lunghezze di margine sulla zona rossa.
Poi, (anche) senza il suo uomo migliore – nove reti in diciassette presenze – un tracollo quantificabile nei soli undici punti racimolati in tutto il girone di ritorno. E nella mesta retrocessione in cadetteria.
Domenico Berardi, un calciatore senza lacune tecniche
Centoventidue centri in Serie A d’altronde non si fanno per caso. Mancino naturale che ama partire dalla destra, ha dalla sua la carta d’identità: con trenta primavere sulle spalle – tante, ma non troppe – può ancora fare la voce grossa. Smussate le spigolature di un carattere sanguigno ha già dimostrato in passato di saper superare annate personalmente complicate – per quattro anni consecutivi, ad esempio, non ha raggiunto la doppia cifra.
Salta l’uomo, vede la porta (anche da lontano), sa come far fruttare i calci piazzati – con il 95% di realizzazioni è il miglior rigorista continentale dell’ultimo triennio. Cresciuto più sui campi da calcetto che in quelli da calcio, parlando di lui qualche tempo fa Arrigo Sacchi l’ha definito – a ragion veduta – “un calciatore senza lacune tecniche”.
Una “seconda vita” da seconda punta?
Rientrato in campo prima della sosta per le nazionali, nel suo primo quarto d’ora della stagione Domenico Berardi ha messo subito a referto un assist nella larga vittoria del Sassuolo sul Cittadella (6-1 il finale). Per poi concedere il doppio bis nel 2-5 di Brescia: fanno tre “ultimi passaggi” in 49’ di gioco.
L’abbiamo imparato a conoscere – anche nel 4-3-3 dell’Italia campione d’Europa – come esterno in un tridente d’attacco. Ma con le sue caratteristiche, a maggior ragione in un calcio dove i ruoli intesi alla vecchia maniera vanno sempre più sfumando, potrebbe davvero tornare utile alla causa azzurra. Soprattutto come seconda punta. I nostri problemi davanti sono noti, avvicinare al bersaglio grosso le sue capacità realizzate potrebbe essere davvero cosa sensata (e sì, è tempo di cancellare l’errore contro la Macedonia).
Almeno fino a dicembre sarà agli ordini di Fabio Grosso. Poi, si sa, le vie del calciomercato sono infinite. In queste ore il nome di Domenico Berardi è infatti accostato a diverse squadre importanti: Milan (in particolare), Juventus e Lazio sarebbero sulle sue tracce. Non è mai troppo tardi per fare il salto di qualità…
Marco Battistini