Roma, 22 apr – Poco più di due mesi fa, al termine della ventiduesima giornata – sconfitta casalinga contro l’Atalanta – la Lazio si ritrovava sesta in classifica. Accettabile passo falso in un campionato, tutto sommato, in linea con le previsioni d’inizio anno. Il Napoli era già in fuga solitaria e la seconda piazza, allora occupata dall’Inter, distava cinque lunghezze. Ma se in ottanta giorni si può romanzare un giro intorno al mondo, ancora più semplice (o forse no) è ribaltare la graduatoria. Dopo sette vittorie nelle ultime otto gare i biancocelesti si ritrovano oggi in piena zona Champions, con un rassicurante vantaggio proprio sui nerazzurri occupanti la quinta posizione – quella che per intenderci “retrocede” in Europa League. Merito della nuova versione del sarrismo, termine che cela ogni segreto di questa sorprendente Lazio all’italiana.
La cura Sarri: una difesa di ferro
Fiorita come un pesco a primavera la squadra capitolina da marzo in avanti ha fatto bottino pieno contro – in rigoroso ordine cronologico, ma anche di classifica – Napoli, Roma e Juventus. Solamente il Bologna, altra compagine in gran forma (negli ultimi tempi i felsinei viaggiano alla media di due punti a partita) è riuscita a strappare un punto a Provedel e soci.
Proprio l’ex spezzino, arrivato per fare il dodicesimo a Luis Maximiano, è il primo motivo di questo importante cambio di passo – rispetto alla prima parte di stagione e all’annata precedente. Imbattuto nel sopracitato filotto per sei volte consecutive, l’estremo difensore friulano ha fatto dimenticare l’esordio tragicomico del portoghese (il cui regno è durato appena di sei minuti) e, considerando il 2021/22, le problematiche dell’alternanza tra Reina e Strakosha. Davanti a lui cresce Casale: difensore centrale classe ‘98, si è conquistato ad ottobre un posto da titolare e – squalifica per somma di ammonizioni a parte – non l’ha più lasciato. La cura Sarri ha fatto rinascere anche Romagnoli. Altra colonna della retroguardia, ha ritrovato dopo quasi un lustro la maglia della nazionale.
Il solito Immobile e l’esplosione di Zaccagni
Ma non bastano i numeri della miglior retroguardia del campionato. Perché se da un lato la Lazio – che interpreta al meglio i dettami “a zona” del proprio allenatore – si difende ordinatamente, dall’altra attacca meno (rispetto alla scorsa stagione) ma lo fa in maniera decisamente più efficace.
Non annoieremo il lettore con tutta una serie di dati su come la produzione offensiva laziale sia diminuita rispetto a dodici mesi fa. Consigliamo invece, per una diversa chiave di lettura, un semplice esercizio: la consultazione della classifica marcatori. Dalla doppia cifra in su troviamo solamente due italiani. Ovvero, il “solito” Immobile e l’ala sinistra Zaccagni. Suoi i gol che hanno deciso l’ultimo derby e la recente gara contro la Vecchia Signora.
Un sarrismo diverso
Allergico al minutaggio scientifico, Sarri si è infine affidato ad un esiguo numero di interpreti: solamente quindici atleti sopra i mille minuti giocati. Il resto del gruppo – almeno una decina di atleti presenti in pianta stabile – non raggiunge il minutaggio di Vecino, quattordicesimo in tal senso. Ma cos’è di preciso questo sarrismo? Secondo la Treccani – che nel 2018 ha ufficializzato tale neologismo – trattasi di concezione di gioco “fondata sulla velocità e la propensione offensiva” ovvero un “modo diretto e poco diplomatico di parlare e di comportarsi” tipico del fu impiegato di banca. Se l’atteggiamento con i media è rimasto tale e quale, per quanto riguarda la prima tematica qualcosa dev’essersi invece mosso nella testa del tecnico napoletano.
Sì, perché la sua Lazio 2.0 per farsi grande ha dovuto abbandonare pressione estremamente offensiva e riconquista alta della sfera. Togliendo qualcosa anche alla spettacolarità, l’organico biancoceleste – sulla carta inferiore ad almeno cinque squadre – sta consolidando un ottimo percorso in campionato. Accorgimenti tattici e tanta gamba: la squadra del Comandante primeggia per distanza media percorsa. Solamente lo strapotere del Napoli non potrà permettere all’aquila di spiccare il volo, ma quanto meno questa Lazio all’italiana sta dimostrando di saper correre davvero forte.
Marco Battistini