Roma, 25 apr – No, non è l’ennesimo scherzo della rete. La catena di negozi che fa riferimento al marchio “Zara”, lo scorso 19 aprile, ha deciso di ritirare dalla propria collezione primavera-estate 2017, e quindi dai migliaia di punti vendita del brand spagnolo sparsi ormai in tutti il mondo, una minigonna di jeans sulla quale erano cucite alcune toppe di troppo. A seguito di una polemica innescata dalla fashion blogger americana Meagan Fredette, infatti, in rete si è diffusa l’idea che le tre rane riprodotte appunto sulla gonna fossero troppo simili a “Pepe the frog”: la meme divenuta suo malgrado protagonista della campagna presidenziale americana sarebbe ormai un simbolo intollerabile di razzismo.
“Zara intende davvero vendere una gonna di P*pe the frog, apparentemente inconsapevole (?) delle sue implicazioni”, ha osservato la Fredette, ricevendo peraltro molti commenti negativi anche per aver addirittura censurato il nome della rana. Innocua ed innocente creazione di Matt Furie, Pepe the frog nasce nel 2005, quando il suo autore carica il fumetto “Boy’s Club” – del quale la rana è appunto protagonista – sul sito americano “4chan”, piattaforma dove è nata anche Anonymous e dove gli utenti possono pubblicare liberamente immagini e aprire discussioni.
È da qui che l’immagine della rana si diffonde fino a diventare, nel 2015, il meme più usato su tumblr. Talmente diffuso che anche i sostenitori di Trump, alt-right inclusa, iniziano ad usarla, a volte raffigurandola con le sembianze di Trump. Un peccato imperdonabile per l’incauta rana che, nonostante le parole del suo autore (“E’ uno schifo, ma io non posso controllarlo più di quanto ognuno possa controllare le rane su internet”), è finita sotto le grinfie dell’Anti-Defamation League la quale, nel 2016, l’ha inserita nella lista – a dir poco eterogenea e fantasiosa, a quanto pare – dei simboli di odio presenti sul web e e non solo.
Ovviamente, il marchio che fa capo al fondatore Amancio Ortega Gaona – recentemente finito sui giornali per aver donato 320 milioni di euro agli ospedali pubblici spagnoli e per esser diventato il secondo uomo più ricco del mondo – ha negato prontamente ogni “pericolosa (!) connessione tra le rane finite sulle sue minigonne e la cattivissima ‘Pepe’”. Ma nel regno del web, dove conta il baccano più che la verità, chi ormai vive di puro marketing non può permettersi di “osare” troppo e, così, il capo d’abbigliamento incriminato è stato ritirato, nonostante anche da parte dell’Anti-Defamation League le osservazioni fossero state abbastanza chiare (quanto ovvie) sull’innocenza della rana: «Stanno abusando di un’immagine di un personaggio dei fumetti. Sfruttano il suo appeal per diffondere l’odio sui social media. Ma un semplice post del meme non significa che qualcuno sia per la supremazia della razza bianca», aveva spiegato il gruppo attraverso le parole del suo dirigente Jonathan Greenblatt.
Emmanuel Raffaele