Roma, 3 mar – Cos’è il wokeismo, l’ideologia woke? Solo una di quelle mode che arrivano dagli Stati Uniti e a cui, da bravi vassalli dobbiamo giocoforza sottostare? O dietro questo termine che fa da ombrello a vecchie e nuove tendenze, dal politicamente corretto alla gender theory, si nasconde un corpus ideologico con alle spalle ormai più di cinquant’anni del “meglio” della filosofia europea?
Woke. La nascita di una nuova ideologia
La risposta la fornisce il volume Woke – La nascita di una nuova ideologia di Francesco Erario pubblicato nel 2022 da Idrovolante Edizioni. Un testo fondamentale per comprendere quale sia il brodo di cultura di quello che i media (e ormai anche il senso comune) identificano come woke e quale siano i numerosi puntelli accademici e filosofici che sostengono e alimentano il mostro dalle molte teste. Sia che riteniate che la marea woke ormai in ritirata, sia che il peggio debba ancora venire come dimostrano i continui assalti dei fenomeni dell’etichetta woke al mondo della scuola e della storia, il volume Woke – La nascita di una nuova ideologia spiega in modo agile come il wokeismo non sia una semplice moda o termine ombrello della routine del dibattito politico d’oltreoceano tra democratici e repubblicani. Bensì il woke rappresenti la sintesi operativa della filosofia post-modernista francese e della dialettica negativa fortemente pessimista della scuola di Francoforte. Una sintesi che esce dal dibattito filosofico astratto dell’accademia europea per diventare una nuova forma di lotta politica negli Stati Uniti. Se il vecchio comunismo nei suoi valori ideali almeno sulla carta voleva difendere ed emancipare la classe del proletariato lavoratore, l’ideologia woke è invece una ricerca forsennata di minoranze sempre nuove da emancipare. Non c’è più una classe oppressa, ma si cercano sempre nuove vittime del sistema: dal razzismo, al genere fino ad arrivare ai fat studies, gli studi sulla grassezza. Il tutto calato in un’ortodossia che prende il peggio del puritanesimo di stampo anglossasone e che ormai permea qualunque partito progressista o liberal-democratico dell’occidente.
Agilità di lettura
L’impostazione di Woke – La nascita di una nuova ideologia è già nota per chi ha letto il principale testo statunitense sull’argomento Cynical Theories di Lindsay e Pluckrose del 2020 (pubblicato in italiano come La nuova intolleranza per i tipi de Linkiesta). Ma il volume di Idrovolante ha un duplice vantaggio. Da un lato se l’impostazione è analoga La nascita di una nuova ideologia rinuncia al vuoto accademismo bibliografico del duo a Stelle e Strisce garantendo sia la comprensione al lettore generalista sia mantendendo un livello di approfondimento adatto alla bibliografia accademica. E soprattutto l’autore riesce a calare la fenomelogia woke nel contesto italiano (ed europeo) fornendo esempi e contro-esempi di come il wokeismo stia ormai attecchendo anche da noi.
Woke – La nascita di una nuova ideologia spiega come la premessa per comprendere questa l’ideologia Woke sia accostarsi al postmodernismo francese, Focault, Lyotard e Derrida su tutti. La realtà è ridotta meramente all’applicazione della lingua che forgia la narrazione, e quindi il processo del potere. La realtà stessa secondo ques’ottica è solo un costrutto sociale.
Su questo substrato filosofico si innestano sia la Crytical Race Theory, quindi il concetto di “oppressione sistemica”, prima (e propriamente) degli afroamericani, poi, secondo il principio intersezionale, di qualunque gruppo che possa essere inteso come minoranza, come i già citati fat studies intorno all’oppressione delle persone sovrappreso. L’obesità allora è anch’essa un semplice costrutto sociale che nasce come effetto della grassofobia! Gli espetti medici legati alla salute sono anch’essi parte dell’oppressione grassofoba! Altre correnti di studi sociali fondamentali a costruire l’armamentario dell’ideologia woke sono i cultural studies di Stuart Hall, da cui deriva il concetto di razzismo culturale, e gli studi post-coloniali di Edward Haid che danno la chiave di lettura anti-occidentale ed anti-europea della nostra storia.
Un quadro completo
Assodate le premesse accademiche e teoriche Woke – La nascita di una nuova ideologia fornisce una panoramica di tutti quei concetti che alimentano la fenomenologia dell’ideologia woke. Come i White studies e il concetto di fragilità bianca che causerebbe il razzismo: i bianchi sono intrensecamente fragili e quindi opprimono il resto dell’umanità. E via via tutti gli altri elementi che costituiscono questa costellazione ideologia: le microaggressioni, il mansplaining, le indentity politics, studi di genere, performance di genere.
La lettura di Woke – La nascita di una nuova ideologia rappresenta una necessaria doccia gelata. Non si tratta di semplici mode, ma sono parte di un armamentario teorico che si è costruito in decenni di botta e risposta accademico tra i due lati dell’Atlantico. Il lavoro di Judith Bulter non è una creazione ex-novo di qualche oscura università del New England o dell’assolata California come a molti intelettuali e politici piace pensare. Ma un lavoro pluridecennale che rappresenta il coronamento degli effetti più nefasti di un’applicazione integrale del postmodernismo francese.
Il testo di Erario è quindi fondamentale perché consente di capire come dietro l’etichetta generica di ideologia woke, o wokeismo ci sia un notevole corpus teorico ormai radicato da decenni. E che nella sua foga di decostruire e dare la caccia ai privilegi, finisca, semplicemente, col distruggere l’individuo.
Woke – La nascita di una nuova ideologia è fondamentale anche per la ricognizione che fa del contesto italiano. A livello di accademia e di intrattenimento la china woke del Belpaese è ormai chiara. Dai convegni nelle Università, al super-generalista Sanremo fino alla nicchia giovanile di Netflix si comprende come il vecchio antirazzismo, quello del melting pot, e il vecchio femminismo stiano sempre più cedendo il passo all’intrepretazione woke ed intersezionale.
Un’azione dirompente che per l’Italia e la sua cultura si consuma principalmente grazie agli approccio post-coloniale che si concentra sul Regno d’Italia nella sua interezza prima ancora che sul Ventennio (e qui Erario arriva indipendentemente alle stesse conclusioni di Iconoclastia, il volume di Mastrangelo e Petrucci sul fenomeno della cancel culture per i tipi di Eclettica). È il Regno d’Italia (e quindi il Risorgimento) il primo elemento su cui passa l’azione wokeista.
Comunque la si pensi sulla fenomelogia del wokeismo, sia che si voglia riconoscerne la dignità di ideologia a sé state oppure no, la sua azione nel mondo d’oggi è innegabile. Un’azione fatta di decostruzione, quindi distruzione, dei valori che formano l’individuo. È una coacervo di concetti, principi e teorie con cui diventa impossibile confrontarsi come con l’idra del mito. Non si può pensare di cavarsela mozzando una sola testa dell’idra alla volta, ogni testa va identificata e cauterizzata, e per farlo serve una guida come quella di Woke – La nascita di una nuova ideologia.
Flavio Bartolucci