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Volkswagen, la crisi è il riflesso della Germania in caduta

by Carlo Maria Persano
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Volkswagen

Roma, 15 srt – Come abbiamo tutti saputo, la Volkswagen è in crisi e gli giacciono invendute 500mila auto, quindi ha una capacità produttiva eccedente per 500.000 auto e ha deciso di chiudere due stabilimenti. Per inciso il numero di auto totali che oggi Stellantis produce in Italia dopo i disastrosi interventi di Elkann è di 500miòa. Per capire come si è arrivati a tanta crisi alla Volkswagen, prima si deve capire che è una crisi di tutta la Germania.

Una storia ormai vecchia: la Germania dal trionfo alla crisi

Tutto è iniziato nel 1993, quando l’economia tedesca stagnava come oggi e invece l’economia italiana volava come il vento. Perché successe questo? Perché con le esportazioni di allora il marco si rafforzava e così poi il prodotto tedesco in esportazione costava di più, e, d’altro lato, con la lira debole, il prodotto italiano si vendeva a tutto spiano. L’Europa era stracolma di prodotti italiani fino al 1993.

Una situazione insopportabile per i tedeschi, ma anche per i francesi. Allora si inventarono il serpente monetario dove si sanciva l’obbligo di non far oscillare troppo la lira. Insomma niente svalutazioni che mettevano in difficoltà le aziende tedesche. Era il prodromo all’avvento dell’Euro. Era il solo modo di ingabbiare i “maledetti” italiani.

Non solo non ci sarebbe più stato il marco forte, ma, bilanciando i volumi dell’economia tedesca, Berlino avrebbe potuto stringere accordi sotto banco a danno dell’Italia, con Cina e India. Da una parte Cina e India avrebbero invaso l’Europa con i loro prodotti destinati essenzialmente al mercato italiano e a quello delle altre nazioni PIGS (Portogallo, Italia, Grecia, Spagna), dall’altra parte la Germania (e la Francia) avrebbero ricevuto contratti per infrastrutture e fabbriche da costruire in Cina e in Asia in generale.

Detto fatto, per l’Italia cominciò il declino, con gli stipendi che perdevano sempre più terreno rispetto al Nord Europa, oltre al declino della Sanità (ricordate il confronto dei posti letto in terapia intensiva con la Germania?), oltre al declino delle pensioni, etc. Con 100.000 giovani all’anno che andavano a cercare stipendi doppi o tripli all’estero.

Il tutto con l’occhio complice dei vari governi italiani che si sono succeduti da allora. Dei veri satrapi di Berlino. Poi, oggi, il disastro per la Germania: i suoi prodotti, nonostante l’Euro, iniziano a perdere competitività e la Volkswagen vende 500.000 auto in meno perché ha costi troppo alti e produttività troppo bassa. La stessa situazione per quasi tutte le aziende tedesche e, udite udite, anche per le aziende francesi, Stellantis in testa, nonostante il tentativo (riuscito fino ad oggi) di far pagare la sua crisi alle fabbriche italiane.

E allora l’Italia? L’Italia, nonostante i Draghi, i Conte, i Gentiloni e altri incapaci vari, trova ancora tecnici che sanno fare prodotti eccellenti a basso costo e, senza l’aiuto di nessuno, se li vanno a vendere silenziosamente in giro per il modo. Così l’Italia sta in piedi nonostante gli incapaci e i traditori mentre la Germania inizia ad annegare.

Draghi col cavallo bianco salva i tedeschi (e Macron)

E adesso che si inventano per salvare Francia e Germania? Mica possono tirare fuori un altro Euro. Niente paura, ci pensano Mario e Ursula con il nuovo piano Marshall. Vediamo di cosa si tratta. Quando l’Italia denunciava gli imbrogli dei prodotti cinesi sostenuti con gli aiuti di Stato, proibitissimi dagli accordi global per il commercio mondiale, veniva malamente tacitata da Bruxelles e da Berlino. Non si doveva disturbare l’ordine mondiale. Adesso che quei soldi servono ai tedeschi arriva in soccorso Draghi e ci spiega che servono 800 miliardi di aiuti statali altrimenti l’Europa salta per aria, avrebbe dovuto dire che saltano per aria la Germania e la Francia che non possono raccontare agli elettori di dover tagliare le pensioni come invece ha fatto l’Italia a causa dell’Euro. Infatti, vedrete quanti di quegli 800 miliardi finiranno in Germania e in Francia. E a Berlino e a Parigi tutti diranno che Draghi è un genio.

Carlo Maria Persano

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