Vittorio Veneto, 13 marzo – Dopo più di mezzo secolo di menzogne, censure, negazionismi e stragi nascoste, pur con tutte le sue contraddizioni, l’Italia odierna ha sempre più sete di verità, trovando finalmente il coraggio di ricordare quelle buie pagine di storia nazionale che la classe intellettuale nata dalla resistenza ha omesso al nostro popolo. Il prossimo 17 marzo, per la prima volta e con ‘buona pace’ di sinistre e Anpi, verranno commemorati ufficialmente i 17 giovanissimi alpini della 67^ Compagnia del Battaglione Cadore, assassinati senza processo dai partigiani della 5^ Brigata Garibaldina a forte Tortagna, nel savonese, il 27 novembre del 1944.
Grazie al montebellunese Marino Garbuio, fratello ottantottenne di uno degli alpini caduti, domenica 17 marzo nella chiesa parrocchiale di San Giacomo di Veglia, nel trevigiano, alle ore 10.30 verrà celebrata una messa in ricordo di questi italiani per troppo tempo dimenticati. “Si è scelto il 17 marzo perché esso coincide col 168° della proclamazione del Regno d’Italia – annunciano – e si vuol così trasmettere un messaggio di unità, perdono, fratellanza e pace. La celebrazione verrà preceduta, all’alba dello stesso giorno, dall’alzabandiera sulla Cresta del Monte Altare, poco sotto la Croce-Monumento ai Caduti di tutte le guerre, dove comparve per la prima volta il 6 luglio 1866, issatovi dai vittoriesi in festa per l’annuncio del ricongiungimento del Veneto all’Italia”.
La storia dei 17 alpini caduti
Gli alpini della Repubblica Sociale Italiana vennero catturati nel corso di un’imboscata avvenuta il 26 novembre, sulla strada montana oltre Bardineto. Fu uno sconto armato violentissimo che costrinse alla ritirata uno dei due plotoni del ‘Cadore’, lasciando il secondo a mantenere la posizione in attesa di rinforzi, accerchiato dai partigiani. Il plotone della Rsi perde nell’agguato l’ufficiale comandante, il sottotenente Armando Merati, in seguito decorato con la medaglia d’oro al valor militare. Ad assumere il posto di comando viene promosso sul campo il sottotenente medico Mario Da Re che, con la sua truppa dimezzata, resistette per ben 8 ore di assedio infliggendo gravi perdite al nemico.
Al termine del combattimento i 17 alpini superstiti furono disarmati e imprigionati negli scantinati del vicino forte Tortagna, dove per un’intera nottata vennero spogliati e brutalizzati dagli antifascisti. Grazie al sottotenente medico che implorò ai carnefici la clemenza, un alpino appena diciassettenne si salvò dalla strage e riuscì a raccontare l’orribile esperienza. Nonostante la censura storica operata dalla resistenza dopo il 1945, a rafforzare il racconto del giovanissimo fascista ci sono però anche le testimonianze di alcuni partigiani.
Compresa la sorte che attendeva i suoi inermi soldati, il comandante Del Re li incoraggiò intonando le canzoni degli alpini, coinvolgendoli in un coro montanaro che però, presto, si mischiò con gli spari dei boia che spezzarono le loro giovani vite consegnandole alla storia negata d’Italia.
Davanti al plotone di esecuzione partigiano, ‘andarono avanti’ gli alpini veneti: Alzate Mario, Calcinoti Giovanni, Canzian Giovanni, Tormena Silvio Rorato Luigi, Fiorin Lino, Ulliana Saverio, De Bastian Fermo, De Biasi Gino, Garbuio Marcello, Pietrobon Pietro, Ragazzon Vittorio, Sattin Mario, Scola alfredo, Vendramin Gino, Viviani Valter. L’ultimo ad essere passato per le armi fu il sottotenente medico Mario Del Re, che cadde gridando in faccia ai suoi aguzzini ”Viva l’Italia” e verrà decorato dal Governo della Repubblica Sociale Italiana con la Medaglia d’Oro al Valor Militare.
I corpi dei militari saranno esumati quattordici anni dopo, nel 1958, trovando riposo al Cimitero di Vittorio Veneto. Sul luogo della strage, oggi, si trova ancora un monumento creato da alcuni reduci che commemora gli artiglieri del ‘Cadore’. Il manufatto è immerso nella foresta dove avvenne l’eccidio. Sulla targa che riporta i nomi dei 17 volontari è scolpita la frase: “Anche per noi sola legge fu il dovere”.
Andrea Bonazza
1 commento
Caro Andrea,
agli atti non compare nessuna Medaglia d’Oro concessa al S.Ten. Armando Merati, mentre fu decorato di Medaglia d’Oro il S.Ten. Mario DA RE (non Del Re). Un abbraccio