Roma, 14 feb – Fascismo, Risorgimento, in generale periodi fondativi. Il pensiero che suscita la visione di Mameli. Il ragazzo che sognò l’Italia, ultima produzione Rai di quattro episodi sulla vita del giovane patriota scomparso prematuramente a 21 anni in battaglia, si snoda su queste due direttrici. Una serie che la critica ha accolto in maniera mista: qualcuno ne ha parlato bene, altri molto male. In generale però, l’opera risulta concepita in modo intelligente: eccellente nei costumi, girata bene, si può stare a discutere all’infinito sulle inesattezze storiche o sulla sceneggiatura (chi la definisce mediocre, a giustizio di chi scrive, non parla per osservazione ma per pregiudizio, dovuto ai ben soliti motivi), ma ciò sui non si può discutere è il concetto di “romanzo” che esprime.
Un po’ di apologia, finalmente!
Se andassimo a fare le pulci che facciamo al Risorgimento con tutti i fenomeni ideologici che hanno scandito la storia dell’umanità, non sopravviverebbe nessuno alla scure della critica e del moralismo spicciolo. Il Fascismo, che delle pulci subite è il dominatore incontrastato, ce ne da una testimonianza ancora più grave. Ma anche con la fase di unificazione italiana non si scherza e non si è mai scherzato. I massoni, i liberali, e l’Italia che non era quella che desideravo io (anti-italiano a caso), e l’Inghilterra, e Pippo, e Topolino. Ai greci non penso freghi assolutamente nulla di aver raggiunto l’indipendenza con l’aiuto inglese, perché il discrimine è solo uno: la Grecia. E qui il discrimine è l’Italia, della sua forma politica, degli appoggi esterni dei massoni non ce ne frega niente. Nessun comunista ha fatto le pulci a Lenin per aver accettato i soldi tedeschi decisivi per la sua rivoluzione, nessun patriota dovrebbe rompere le scatole per quelli inglesi utili all’unificazione nazionale. A meno che non ci sia un’altra ragione: l’odio per l’Italia, nascosto da quelle che sono soltanto scuse.
Di contenuti sul Risorgimento ce ne sono stati tanti, sulla tv pubblica. Ma a parte una rappresentazione spuria, c’è poco altro. Nessuna mitologia, nessuna apologia, nessun “romanzo”. Mameli è stupendamente diverso: attualizza il personaggio, ne mette in luce il carattere assolutamente fuori scala, lo porta ai nostri tempi e lo avvicina ai giovani. Non sarà un’opera capolavoro, ma è sicuramente un approccio diverso. Che va promosso e incentivato anche per opere future. Servirà molto altro che una singola miniserie, ma da qualche parte si deve cominciare. Esaltando un passo storico della Nazione come è giusto e sacrosanto che sia.
Se non possiamo recuperare il Fascismo, concentriamoci sul Risorgimento
Il primo pensiero è stato questo: constatata da decenni l’idiozia imperante sul Fascismo che “non ebbe meriti”, il Risorgimento può essere un’interessante chiave di volta. O quanto meno, un buon punto di partenza per iniziare un lento percorso verso la guarigione della Nazione. D’altronde, il processo di recupero dei moti di unificazione nazionale era già cominciato negli ambienti della “destra dissidente” che, da questo punto di vista, hanno progressivamente preso le distanze dall’ “elitarismo fascista” tipico del Msi, il quale inquadrava esclusivamente nel Ventennio – o quasi – l’epoca di redenzione della presunta “malignità dell’unificazione italiana”, diventando in tal modo una stampella – sia pure involontaria – della cultura anti-italiana promossa e divulgata da sinistra nel secondo dopoguerra.
Un plauso al ministero della Cultura
Il ministero della Cultura, nonostante qualche scivolone fastidioso che non mi preme sottolineare in questa sede, ha messo a segno due colpi interessanti negli ultimi tempi. Il primo è la legge con cui verrà edificato il Museo del Ricordo a Roma. E il secondo, diciamolo candidamente, è questa miniserie. Le cui riprese sono iniziate nella primavera del 2023, a diversi mesi dall’insediamento del governo di Giorgia Meloni, il quale finora si è dimostrato assente su questioni altrettanto importanti (come il percorso di recupero della Grande Guerra e della Vittoria nell’immaginario positivo della comunità) ma che su queste sembra stia spingendo molto sull’acceleratore. Ed è una buona notizia, al di là della valutazione generale sulla situazione dell’Italia attuale.
Stelio Fergola