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Ucraina, la strage di bambini a Kryvyi Rih: “do not disturb”

by Sergio Filacchioni
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Roma, 7 apr – Un attacco missilistico ha colpito la città di Kryvyi Rih, nel cuore dell’Ucraina, provocando 18 morti, tra cui 9 bambini e adolescenti. Le immagini diffuse da Kyiv mostrano corpi dilaniati in un parco giochi, palazzi danneggiati, fumo e sirene. Una scena tragica, diventata purtroppo quotidianità nel conflitto che da oltre due anni devasta l’Europa orientale.

Una strage di bambini che non indigna l’Occidente

Secondo il ministero della Difesa russo, si è trattato di un “attacco di precisione” contro un punto d’incontro tra comandanti ucraini e istruttori occidentali. Kyiv, invece, parla apertamente di crimine di guerra: il missile – un Iskander-M con testata a grappolo – avrebbe colpito una zona residenziale, priva di bersagli militari. Tra le vittime Tymofii, tre anni. Radyslav, sette. Arina, sette. Nomi che, al di là della retorica, raccontano una tragedia. Ma a fare notizia non è solo l’attacco in sé, quanto la reazione (o meglio, la mancanza di una reazione) da parte dell’Occidente: se le foto di bambini sulle coste africane ci hanno assediato per mesi, quelle dei bambini morti sotto bombe “gradite” dagli Stati Uniti non si sono nemmeno affacciate. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha espresso una forte delusione per la posizione degli Stati Uniti, che tramite la loro ambasciatrice si sono detti “inorriditi” senza però nominare mai Mosca. «Un Paese così forte, un popolo così forte, eppure una reazione così debole», ha tuonato Zelensky. «Hanno paura persino di dire la parola ‘russo’».

Quanto costa l’indignazione occidentale?

Una critica che solleva interrogativi scomodi: quanto costa l’indignazione occidentale? Quando a morire sono bambini ucraini, tutto dipende da chi ha premuto il pulsante. Se è Mosca, ora meglio non dirlo troppo forte. Non sia mai che si rovini l’equilibrio diplomatico idilliaco del momento. Gli Stati Uniti si dicono “inorriditi”, ma evitano accuratamente di nominare l’aggressore: “do not disturb“, meglio non indisporre le trattative con qualche manciata di ragazzini spezzati a metà. L’Unione Europea si limita a condanne rituali, mentre già si studiano piani per riaprire i canali con Putin. La guerra in Ucraina, che sembrava dover spaccare il mondo in buoni e cattivi, si rivela una questione di convenienze. E oggi la Russia, tra gas, equilibri mediorientali e contenimento cinese, è tornata improvvisamente frequentabile. E il favore glielo ha fatto Trump. Washington e Mosca: due facce della stessa medaglia, due potenze che si contendono il mondo sulla pelle degli altri. Né Washington né Mosca: l’unica grande idea che possa risvegliare un’Europa incapace d’autonomia, che al momento resta spettatrice dell’ennesimo fallimento. Quello di non essere né arbitri né attori, ma solo paganti.

Sergio Filacchioni

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