Roma, 22 feb – La recenti proteste, con codazzo di polemiche annesso sulla libera concorrenza, la ‘lobby’ dei taxi e le magnifiche sorti e progressive del mercato hanno riacceso i fari su Uber, la multinazionale americana nata dall’omonima app che promette, almeno nelle intenzioni, di liberare la popolazione dal gioco delle vecchie e stantie corporazioni, tassisti in prima fila, che tengono i cittadini al guinzaglio. E’ realmente così? A bocce ferme, con la trattativa taxi-governo rinviata a data da destinarsi e a sciopero scongiurato, cerchiamo di fare una seria analisi costi-benefici che, a meno di non voler adottare posizione ideologiche, dovrebbe sempre essere condotta prima di prendere una decisione.
Uber, com’è noto, è un servizio in pieno stile sharing economy: sono automunito? Divento automaticamente candidabile come autista. I livelli offerti sono diversi e differenziati fra loro, qui prendiamo a riferimento quelli al di sotto di Uber Black, dato che oltre subentrano barriere all’ingresso (il possesso di auto di lusso, auto oltre i 6 posti o Suv) tali da configurare un oligopolio più che un sistema veramente concorrenziale. Prima del blocco dell’app, arrivato nel 2015, alcune inchieste avevano fatto luce sul funzionamento di UberPop, la versione allora più diffusa. Dal lato di chi usufruisce del servizio la convenienza era palese: le tariffe sono sensibilmente inferiori – anche oltre la metà – rispetto a quelle, stabilite dai Comuni, per i Taxi. Se c’è chi usufruisce del servizio, c’è però anche chi lo offre. Per questi ultimi i numeri non sembravano malaccio: in 8 ore di lavoro per 5/6 giorni a settimana si riuscivano a raggranellare in media qualcosa come 1000 e dispari euro netti ogni mese, con differenze che dipendono ovviamente dal numero di chiamate, dai km percorsi, dai consumi della propria auto.
UberPop come Re Mida, allora? Non proprio, perché innanzitutto in quei proventi non erano considerati i costi della manutenzione, che dipendono dai km percorsi e – chi possiede un’automobile ne è al corrente – non sono mai indifferenti: con un chilometraggio ‘standard’ si parla, per rimanere solo nell’ambito della manutenzione ordinaria, di almeno due tagliandi e due treni di pneumatici ogni anno. In secondo luogo, i ricavi non rientravano in dichiarazione dei redditi (come molte app, anch’essa si colloca in una zona molto grigia di rapporti col fisco) per cui, a differenza dei tassisti con licenza, l’autista UberPop gode(va) di una esenzione implicita e non irrilevante. Questa però si chiama concorrenza sleale. Come risolverla? La strada della regolarizzazione è sicuramente la più breve e intuitiva, ma porta con sé anche una serie di problemi. Facciamo dunque pagare Irpef e contributi Inps, ma allora quei 1000 euro – o 2000, ad essere generosi – cominciano a scendere. Includiamo poi le manutenzioni all’automezzo, assicurazioni e altro: sono ulteriori costi da togliere ogni mese e, pure nell’ipotesi generosissima in cui lavorando tutti i giorni si riesca ad essere nella parte alta della forchetta, dimezzare il ricavo è un attimo.
Si potrà dire che qualche centinaia di euro al mese sono comunque una somma più che discreta visti i chiari di luna, indubbiamente preferibili ad uno stato di disoccupazione. Ma davvero vogliamo, solo per inseguire l’idea di un mercato libero e autentico – che per inciso esiste solo sui manuali accademici – creare una classe di sottoproletari automuniti? Anche qui, la soluzione sembrerebbe a portata di mano: alziamo le tariffe. Le soluzioni più semplici sono però anche le più indesiderabili perché nel nostro caso di fatto si tratterebbe di un aumento, per garantire a chi sceglie questa strada come lavoro di avere uno stipendio quanto meno dignitoso, che dovrebbe oscillare fra il raddoppio e il triplicamento. E allora la convenienza anche per l’utente dove va a finire?
Filippo Burla
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2 comments
Dimentichiamo di dire, che come per Air B&B, Amazon, EBay, un’alta percentuale di quei soldi viene sottratta all’economia locale e spedita in paradisi fiscali su conti controllati da società americane. Il tutto senza nessuna tutela per autisti e passeggeri. Niente patenti e assicurazioni speciali, niente di niente.
Come AIR B&B, norme di sicurezza, di igiene, e diritti del lavoro vanno a farsi benedire. Il popolo perde, e i soldi volano all’estero. Tutto sommato gli conviene, rispetto a un’invasione con carri armati ed esercito.
PS
Il prossimo Uber sarà all’asta al ribasso. Il più disperato vince la corsa. C’è già la app in produzione.
CONTRO L’AUTOMAZIONE,COSTRUIAMOL’AZIONE…in questi giorni assistiamo a una guerra che nel tempo non avra’ storia,un segmento del sistema dell’automazione,che vedra’ sconfiggere la parte che rimane ancorata all’era analogica.Mentre la tecnologia avanza,i vecchi sistemi lavorativi vanno morendo,vediamo i corrieri,sostituiti dalla email,dai droni che ogni giorno si stanno perfezionando sempre piu’,fino a diventare,come gia’ lo e’parte integrante del controllo delle nostre vite,attraversi i loro occhi elettronici…cosi’ succede per altri lavori,e le vecchie categorie dei tassisti,ormai messe in un angolo dalla piattaforma multinazionale “uber”,che tramite una semplice applicazione scavalca i servizi ormai superati come quelli dei taxi,dalla velocita’ e dai costi,non c’e’ne vogliano i “tassinari”ma la reata’ dei fatti e’ questa!!! Si puo’ vincere una battaglia,ma non la guerra,il mondo e’ la tecnologia non retrocede,anzi avanza e scavalca tutto,e tutti,l’unico modo per restare al passo adeguarsi alla tecnologia,rimanendo sui vecchi canoni di vita,usandola a favore delle comunita’di provenienza,etniche e nazionali,,in proprio,controbbattendo alle nuove piattaforme multinazionali,non c’e’ altra soluzione,questo ne’ va’ in tutti i settori della societa’ da quella lavorativa,al tempo libero, alla nostra liberta’ personale,come dicevamo prima,quello che sta’ avvenendo e’ solo un segmento di qualcosa di molto piu’ grande e’ terribile con cui dovremo fare i conti…La societa’ dell’automazione,che genera individui ormai automi,al comando dentro un ingranaggio chiamato “potere”,di cui egli stesso e “suddito”delle piattaforme e dei network multinazionali,guidati da pochi,le e’lite che hanno globalizzato il pianeta,sfuggire dal controllo e’ una questione imminente di liberta’,e sopravvivenza per tutti,prima che sia troppo tardi,mentre migliaia di telecamere ci controllano in ogni momento,i loro “social”,i cellulari,gli argoritmi di ogni parola non consentita da chi gestisce il potere su ogni mezzo digitale e via dicendo,con i loro sub-alterni governi e politici (sciocchi servi al loro servizio,e schiavi loro stessi,,,)e partiti e partitini,che non sono altro che lo specchio per le allodole,per contenere,quella poca rabbia che potrebbe generare,chiudendo le popolazioni dentro a un tunnel senza piu’ via di uscita,nell’illusione di cambiare qualche cosa…Ma la realta’ e sempre dietro l’angolo per chi la sa vedere,e chi tiene il polso della strada ogni giorno,sa bene che queste non sono farneticazioni,del resto se qualcuno avra’ visto bene i film come “terminator”,o “matrix”film che preparano alla realta’ del futuro nel sub-inconscio si rendera’ conto,che non e’ poi tanto distante l’ora in cui le macchine domineranno sull’uomo,mentre sperimentano in continuazione nuovi robot,sempre piu’ intelligenti,sempre piu’ gendarmi del potere,che sostituiranno,quelli di oggi in carne e ossa,per assestare il colpo finale e rendere un mondo in stato di schiavitu’…le prime avvisaglie sono note a tutti da molto tempo,la globalizzazione ha portato alla distruzione dei confini,delle identita’,delle nazioni,per chi obbietta,oggi e’ galera,domani chissa’…Ecco perche’ il discorso si allarga sulla questione dei tassinari,anche se pensiamo che la categoria pensa a oggi,e a portare il pane a casa,ma non andando alla radice del discorso,non si puo’ sbrogliare questa complicata matassa,che ci sta’ stritolando a tutti…