Piacenza, 6 feb – Si sa che la storia non si finisce mai di studiare e soprattutto di approfondire. Ad oggi, a distanza di oltre 70 anni ci troviamo ancora a leggere e a scrivere di fatti e misfatti avvenuti nel periodo che a molti piace chiamare “la guerra civile italiana dopo l’8 settembre 1943”. Atrocità commesse da ambo le parti che però vengono ovviamente raccontate solo da un versante e secondo gli schemi mentali della storiografia ufficiale antifascista.
Esistono però delle realtà locali dove le testimonianze dirette e i racconti sono stati tramandati oralmente da nonno a nipote sopravvivendo alle tesi ufficiali dei libri di storia e rimanendo nascoste nel tessuto sociale di quegli ambienti umani così ristretti e impermeabili. Una verità che si conosce ma che nessuno ha mai avuto il coraggio di tirare fuori o quantomeno di parlarne con serenità e senso di giustizia. E’ quello che invece è accaduto a Strà di Nibbiano, paesino del piacentino, dove si consumò una delle tante stragi di civili commesse dai nazisti in ritirata dal nord Italia. Nove civili trucidati apparentemente senza motivo, solo per puro odio da parte dell’esercito tedesco ai danni di innocenti italiani desiderosi di libertà.
Il coraggioso Pino De Rosa, piacentino acquisito ma originario di Caserta, amante della storia, quella vera che emerge dai racconti e dalle cronache locali, si è imbattuto in una ricerca al fine di capire realmente cosa ci fosse dietro quel gesto efferato che ha lasciato una ferita indelebile in quel piccolo paesino emiliano. Si parla infatti di un soldato tedesco ucciso a freddo prima della strage, di attentatori partigiani mai consegnatisi ecc. La sua ricerca diventa quindi un libro nel quale rivela le motivazioni che portarono i soldati tedeschi a compiere quella strage. Una pagina, comunque la si guardi, molto triste della storia d’Italia di quel periodo. L’autore vuole rendere solo giustizia alla verità di quegli avvenimenti senza intraprendere un altrettanto impegnativo percorso di giudizio politico che andrebbe affrontato in un’altra epoca e con un’altra maturità. E’ “solo” un altro libro/documentario scritto grazie ad una seria ricerca di fonti attendibili che ne fanno un testo catalogabile nell’ambito di quel revisionismo storico di cui questo paese ha certamente bisogno.
Francesco Amato