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Trump pronto a trattare con Putin in caso di elezione? Cosa sappiamo

by La Redazione
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Roma, 4 lug – Donald Trump valuta una trattativa con Vladimir Putin? L’ex presidente ricandidato alla Casa Bianca penserebbe già alle mosse dopo l’eventuale elezione, stanto a quanto riporta l’Ansa e lo stesso giornale statunitense Politico. La strada è ovviamente lunghissima, ma intanto qualche voce da fonti non così improbabili comincia a circolare…

Trump e l’accordo con Putin: gli scenari dopo una eventuale rielezione

In buona sostanza, Trump punterebbe all’accordo con Putin e al diniego al’ingresso di Kiev nella Nato.  L’obiettivo dovrebbe essere quello di porre fine alla guerra in Ucraina, un argomento sul quale il tycoon è intervenuto più volte negli ultimi anni, anche in modi contraddittori, considerando che la sua ultima sparata era stata volta a dichiarare addirittura che, da presidente, avrebbe ordinato un bombardamento di Mosca.

Frase ovviamente “trash”, con pochi agganci nel reale, ma che aveva suscitato un mare di polemiche e discussioni, specialmente all’interno dell’ambiente cosiddetto “dissidente” italiano.  Affermazioni che però riflettevano poco su un personaggio che, da presidente, era ricorso a dichiarazioni da teatro in più di un’occasione, andando in direzioni abbastanza diverse da quelle desiderate dalla sua squadra di consiglieri (su tutti, John Bolton), in vari contesti geopolitici, come quello venezuelano, quello siriano, quello iraniano e anche nei confronti della Corea del Nord. Ovviamente, non va presa per oro colato neanche quest’ultima indiscrezione, peraltro non è l’unica, ma quanto meno andrebbe pesata con sufficiente cautela ogni dichiarazione “forte” proveniente da “The Donald”.

Non solo Russia

Un’altra idea allo studio da parte di Trump sarebbe quella di una riforma della Nato. Per meglio dire, si starebbe pianificando un’Alleanza Atlantica a “due velocità”, di serie A e di serie B, in cui la differenza risiederebbe nella quota di Pil che i Paesi membri destinerebbero alla difesa: chi non raggiungerebbe la soglia critica del 2% “non godrebbe della generosità difensiva e delle garanzie di sicurezza offerte dagli Stati Uniti”, si legge. Il nostro Paese, come è noto, rientrerebbe nella seconda fascia. A chi obietta con la lettura dell’articolo 5 dell’Alleanza, che obbliga i membri ad intervenire in aiuto ad un altro Stato membro attaccato, si opporrebbe l’affermazione secondo cui lo stesso articolo sarebbe abbastanza vago da permettere di non obbligare all’interveno armato diretto.

Verità o chiacchiera?

Non abbiamo idea se le indiscrezioni possano essere veritiere o meno. Ma di qualcosa siamo a conoscenza, ed è sufficiente ricostruire l’amministrazione trumpiana per poterla evidenziare: mentre la sparata di Trump sull’attacco a Mosca non corrisponde a quella che è stata la sua politica da presidente degli Stati Uniti tra il 2016 e il 2020, sia l’idea della distensione con Mosca e dell’accordo che un’ipotetica riforma della Nato sono argomenti che più volte aveva tirato in ballo da capo del governo. È indubbio che, sebbene non sia mai riuscito ad avviare un vero e proprio disgelo con il Cremlino, in quegli anni Trump abbia comunque congelato la situazione e certamente non l’abbia infiammata. Come sono ben note le polemiche sull’Alleanza Atlantica richiamate più volte, circa gli Stati membri “parassiti” che non investirebbero a sufficienza (qualcuno all’epoca aveva addirittura ipotizzato un progetto di scioglimento). Ci sarebbe un ultimo aspetto di cui siamo a conoscenza: l’idea politica di Trump, sin da prima della sua elezione nel 2016, è sempre stata incline a congelare le tensioni con Mosca, ritenuto un possibile punto di incontro geopolitico, a differenza della Cina, considerata il reale nemico americano (palesando in questo lo stesso approccio tenuto dalla mentalità neocon).

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