Roma, 9 mag – La trombosi era un effetto collaterale denunciato dopo la somministrazione del vaccino anti Covid. E l’Aifa lo sapeva benissimo. Quanto emerge dai verbali riportati quest’oggi da La Verità è agghiacciante. E lascia ulteriori aperture a sentimenti di inquietudine e di insicurezza per tutti.
Trombosi da vaccino anti Covid: l’Aifa sapeva ma ha preferito soprassedere
Fa male, tanto, leggere quel rapporto. Come cittadini e come persone. Perché il documento, una circolare intitolata “Complicanze tromboembolitiche postvaccinazione anti Covid-19 con Vaxzevria (ChAdOx1nCov19 Astrazeneca) o con Covid-19 vaccine Janssen (A.d. 16. Cov2.S, Johnson & Johnson)” era stata anche pubblicata su internet. Se non rimossa, quasi, visto che oggi è difficilissimo leggerla. Nelle 11 pagine di cui è composta, al punto 4, Aifa sostiene che sia “impossibile idenfiticare dei fattori di rischio da cercare nella popolazione generale” , ma ammette che “nel 5-6% della popolazione stessa ci siano “condizioni trombofiliche ereditarie” . In parole povere, elementi che portano un soggetto a sviluppare trombosi, successivamente alla somministrazione del vaccino. Ma considerata – si legge ancora – la “estrema rarità”, si poteva trascurare il tutto. Come erano trascurabili le mortalità da Covid perfino nelle fasce a rischio, a questo punto, ma in ogni caso non tali da impedire di obbligare alla vaccinazione una stragrande maggioranza di persone che non subiva effetti particolarmente gravi a causa del virus ma che, in una minoranza peculiare, poteva subirne a causa dei sieri.
Da Astrazeneca e gli altri solo tattiche, nessuna scusa
Nel frattempo Astrazeneca continua a ritirare il suo siero da tutto il mondo. Impedendo di fatto ulteriori indagini. Ma lì è stata sufficiente una scusa commerciale, una “eccedenza” alla quale è veramente difficile credere, specialmente nel contesto caotico odierno.