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Sulla Cina il governo Meloni dimostra di voler ragionare (e, forse, anche reagire…)

by Stelio Fergola
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Cina viaggio Meloni

Roma, 29 lug – La Cina è nei pensieri di Giorgia Meloni. Il presidente del Consiglio, come riporta l’Ansa, ha ben ritenuto di avviare relazioni bilaterali più strette con Pechino, sullo sfondo dell’inaugurazione della mostra dedicata a Marco Polo al Millennium Museum della capitale cinese. Ma “La Nuova Via della Seta” non era stata abbandonata? Forse, formalmente, oppure anche nella sostanza. Ma il corso degli eventi sembra mostrare un’ulteriore evoluzione…

La Cina vista da Meloni

Il premier, come riportato dal Giornale, ha commentato così l’apertura alla via cinese del suo governo: “È fondamentale che i nostri partner si dimostrino genuinamente cooperativi giocando secondo le regole – spiega – per assicurare che tutte le aziende possano operare sui mercati internazionali in condizioni di parità. Perché se vogliamo un mercato libero, quel mercato deve essere anche equo”.

Tralasciando le questioni sul mercato libero e senza dover fare i puntigliosi – almeno in questa sede, non in generale – sull’ideologia dominante odierna, ad oggi è rilevante come il presidente del Consiglio stia ancora una voltà rimarcando una caratteristica che – ad onor del vero – ha sempre manifestato da quando è in carica: la voglia di trattare con gli interlocutori. Con risultati per lo più deludenti fino ad oggi, ma va riconosciuta la determinazione, sia con i nordafricani che con gli stessi asiatici, oltre che con l’Ue (la  rappresenta la parte più deludente di questa storia governativa).

La visita di Meloni in Cina sarà scandita in questo modo: da stamattina, il capo del governo italiano si trova proprio al Millennium Museum per inaugurare la mostra ‘”Viaggio di Conoscenze. Il Milione di Marco Polo e la sua eredità fra Oriente e Occidente”. Ovviamente, il presidente sfrutta la figura dell’esploratore italiano e rilancia: “Noi come lui, osiamo seguendo le nostre convinzioni.  Meloni è poi andata al Grande Sala del Popolo per incontrare il presidente dell’Assemblea del Popolo Cinese, Zhao Leji mentre, fra poco ci sarà il faccia a faccia con il Presidente della Repubblica Popolare Cinese, Xi Jinping.

Dr Jekyll e Mr Hyde

Sembra un po’ Dr Jekyll e Mr Hyde, certe volte, questo governo guidato da Giorgia Meloni. Noi ci limitiamo a riportarne le storure e le fasi positive così, senza una soluzione di continuità, anche perché sembra impossibile tenerla. Il “sono tutti uguali” resta una semplificazione sciocca da cui prendiamo sempre, in ogni caso, orgogliosamente le distanze. Dall’esecutivo ci provocano ferocissime critiche sulle politiche europeiste, filoimmigrazioniste e filoatlantiste, soprattutto se nella cosiddetta Europa non si riesce a imporre l’interesse nazionale italiano.

Ci imbarazzano le richieste di scioglimento ben accolte di Casapound, una vergognosa dimostrazione di sottomissione e una critica che abbiamo mosso praticamente l’altro ieri. Poi però osserviamo con un minimo di ottimismo il fatto che, sempre nella stessa Europa, per lo meno – pur da perdenti, fino ad oggi – i rappresentanti nostrani stiano quanto meno ragionando nei termini della trattativa e della contropartita. E lo ripetiamo: dopo oltre un anno e mezzo le cose non sono andate benissimo (non solo sulle elezioni europee e il Von der Leyen bis ma anche sulla riforma del Patto di Stabilità): però in quel caso non possiamo che constatare un passo avanti rispetto ai “signorsì” di chi li ha preceduti.

E al tempo stesso, non possiamo guardare con curiosità all’azione intrapresa dal premier a Pechino. In questi discorsi non ci dovrebbero stare altre considerazioni: Pechino stessa, come altri, non comanda in casa nostra. Ovviamente vorrebbe, ma non è una scoperta o chissà quale considerazione parto di un geniale intuito. In ogni caso, è un soggetto con cui si devono fare affari, senza mettersi a discutere di inutili questioni di amicizia o inimicizia. Con la consapevolezza che in politica anche il più amico può diventare un nemico: sta a chi tratta non pagarne lo scotto, con scaltrezza e furbizia. La Via della Seta poteva essere un’occasione o una condanna: dipendeva solo da noi.

Probabilmente, per questioni di cartello, è stata abbandonata, nonostante i suoi dati economici fossero tutt’altro che disprezzabili. Qualsiasi cosa sia adesso, il discrimine non è l’interlocutore (la Cina) ma la capacità di non farsi soggiogare e di difendere i propri interessi. Altre considerazioni rappresentano ciò che chiamo in un solo modo, da tempo: “complichite”. Ovvero l’arte di rendere arzigogolato un ragionamento semplicissimo, magari con la protervia di sentirsi pure intelligenti.

Stelio Fergola

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