Roma, 6 set – Può capitare di sentirsi stranieri a casa propria anche nel dorato mondo del pallone. Dorato, poi, neanche troppo, se a 18 anni dopo tanta militanza nella primavera della Lazio ti fanno capire che sei un esubero perché il contratto agli stranieri lo fanno mentre a te, che sei italiano, no. Il ragazzo si chiama Filippo Cardelli e su Facebook non le ha certo mandate a dire a un sistema (quello del calcio) sempre più globalizzato e che mina le fondamenta di un sistema che, presto, avrà ben pochi italiani da schierare in Nazionale. “Non vedo che senso abbia giocare nella Lazio Primavera ed essere circondato da stranieri e non solo, essere trattato pure come una merda, dopo tutti i sacrifici che ho fatto. Ed ovviamente gli stranieri hanno il contratto e guadagnano anche tanto…”. Questo è giusto un estratto dello sfogo del giovane ma che dà la misura di un disagio sociale che si amplifica quotidianamente, che travalica le periferie delle nostre città e si erge a sistema.
E infatti, l’industria alimentare, una volta vanto e fiore all’occhiello, è tutta in mani straniere. I nostri prodotti agricoli, solo meno di venti anni fa, venivano esportati in tutto il mondo mentre oggi siamo invasi da porcherie provenienti da Africa e Asia mentre lasciamo marcire frutta e verdura perché i costi della raccolta sono spropositati.
Idem per l’industria e il manifatturiero che per sopravvivere a una moneta che ci sta strozzando lentamente, delocalizza e tanti saluti. Poi ci sono banche, assicurazioni, acqua, gas, trasporti… che altro? Ah sì, eravamo il Belpaese e gli stranieri facevano a cazzotti per visitare Venezia e Roma mentre oggi preferiscono Istanbul e persino Dubai, dove tutto è fatto d’ oro e plexiglass. Però siamo i primi per invasione di clandestini, importazione di malavita straniera che sguazza tra le maglie di leggi “democratiche” e permissive. Insomma, un vero capolavoro di autolesionismo, un inno all’estinzione di un popolo, quello italiano, che sta perdendo la propria identità e la dignità di essere padrone a casa propria.
D’altronde l’obiettivo di questa Europa è di imporre il dogma della società multiculturale, dei mercati aperti e del superamento delle frontiere nazionali, obiettivo che corrisponde a quello del “politicamente corretto”, dominante nel vecchio continente a cui sono subordinati i media al servizio del potere e degli interessi dei gruppi finanziari che li controllano. E qui assume un ruolo fondamentale l’immigrazione di masse provenienti dal terzo mondo, utili per creare una società disperata e senza identità, facilmente manovrabile e con una massa di lavoratori di riserva per lo sfruttamento da parte delle grandi multinazionali. E così il cerchio si chiude, con un calcio senza Filippo Cardelli, senza un passato ma soprattutto, senza un futuro, dove il genio italico e la sua gens verranno seppelliti dalla laboriosità seriale (e sottopagata) da individui dai nomi impronunciabili, consegnando l’urlo di Tardelli ai libri di storia. Una Storia di cui saremo vittime se continueremo a non combattere ma dove il tempo per riprendersi tutto è già cominciato.
Christian Battistel
3 comments
Solidarietà al nostro compatriota, espressione tristemente in disuso, Filippo Cardelli di cui non conosco la storia ma il cui sfogo riflette in toto la situazione di quella che era la nostra Nazione.
Anni fa la squadra dei negri era la roma, oggigiorno lo sono diventate praticamente tutte. Tristezza.
Quelli che mi conoscono mi chiedono perché non tifo più per la mia squadra del cuore… Gli rispondo che non seguo più il calcio (nemmeno le partite della nazionale), perché gli omini sotto quella maglia non hanno più il colore di quelli del calciobalilla!!!