Roma, 28 nov – Con tre organizzazione non governative ben annunciate preventivamente davanti alla Libia, Proactiva Open Arms, Mediterranea e Sea Watch, le partenze dei barconi dei migranti sono riprese a pieno ritmo. In soli due giorni, ben 400 immigrati sono arrivati in Italia, grazie agli “sbarchi spontanei”, nuovo neologismo coniato dalle truppe cammellate dell’immigrazionismo, ovvero sbarchi non programmati e quindi non autorizzati dalle autorità italiane.
Lo sbarco spontaneo, che ovviamente di spontaneo non ha nessuno requisito, si unisce ai “migranti in transito” ospitati nei “campi informali” di Baobab Experience, sgomberati a novembre dalle Forze dell’Ordine a Roma.
Torniamo a quanto successo negli ultimi giorni.
Il 24 novembre mentre esegue l’ormai noto “canto delle sirene” davanti alle coste libiche, Proactiva Open Arms, la nota Ong che nel luglio scorso fece conoscere al mondo l’uso terapeutico dello smalto rosso nei casi di ipotermia, dopo averlo applicato alla naufraga Josefa, si imbatte casualmente nel peschereccio Nuestra Madre de Loreto, anch’esso battente bandiera spagnola.
Oscar Camps, fondatore di Proactiva Open Arms, riferisce che “i pescatori del Nuestra Madre de Loreto affermano che le 12 persone, soccorse 40 ore fa, sono state lasciate in mare davanti ai loro occhi da una motovedetta libica, che prima di partire ha bucato il gommone, riportando le altre 26 persone in Libia”.
I video girati dalla Guardia Costiera libica, durante l’incontro con il peschereccio spagnolo, tuttavia testimoniano un’altra verità.
Quello che risulta lampante è l’incursione piratesca del Nuestra Madre de Loreto durante il salvataggio della Guardia Costiera libica del 23 novembre, che causa una voluta confusione tra i migranti già in salvo. Infatti, alla vista dell’imbarcazione europea, diversi si tuffano in mare per raggiungerla, rischiando l’annegamento.
Quello che non è chiaro, e si può presupporre che non lo sarà mai, è il motivo dell’irruzione di una barca di pescatori spagnoli durante l’operazione della motovedetta libica.
Forse, la connazionale Proactiva Open Arms, in quel momento distante dal luogo del ritrovamento del gommone, ha suggerito al Nuestra Madre de Loreto, questa mossa azzardata che avrebbe potuto causare una strage di migranti?
Ricordiamo quella che, in seguito agli accordi Italia-Libia e al conseguente rafforzamento della Guardia Costiera di Tripoli, è diventata una prassi comune delle Ong in zona SAR, rimaste a corto di stive piene: irrompere durante i salvataggi libici già in atto, per scippare “preziosi carichi di esseri umani”.
Almeno quattro eventi di questo genere sono stati documentati:
- Il 6 novembre del 2017 che portò alla morte di 5 migranti, dove la protagonista fu la ONG tedesca Sea Watch.
- Il 15 marzo del 2018, che costò il conseguente sequestro avvenuto a Pozzallo della nave di Proactiva Open Arms.
- Il 21 aprile e il 25 maggio 2018, dove ad intervenire furono in simultanea Sea Watch e Sea-Eye.
Al momento, il peschereccio Nuestra Madre de Loreto vaga raminga per il Mediterraneo, senza aver ottenuto da nessun Paese, Spagna compresa, l’autorizzazione allo sbarco dei 12 migranti sottratti alla Guardia Costiera libica.
La beffa: ora il Governo spagnolo dell’accogliente Pedro Sanchez, dopo aver accusato Italia e Malta per la chiusura dei porti, chiede alla Guardia Costiera di Tripoli il ritorno dei migranti in Libia.
Quest’ultima ieri ha risposto alla Spagna di rivolgersi alla propria ambasciata per seguire le normali vie diplomatiche contattando il governo libico.
Ci chiediamo: perché Sanchez non rispetta le convenzioni internazionali che decretano il diritto dei migranti alla richiesta di asilo allo Stato di bandiera della nave che li ha soccorsi?
Francesca Totolo