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Strage di Nassiriya: il Generale Stano condannato a risarcire le vittime

by Paolo Mauri
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StanoRoma, 15 feb – La corte cassazione civile di Roma ha condannato l’ex Generale Bruno Stano, comandante in carica all’epoca dei fatti, al risarcimento delle vittime della strage di Nassiriya. Il Generale era stato già condannato  in primo grado dal tribunale militare a due anni di reclusione nel 2008, sentenza emanata col beneficio della condizionale e con la non menzione della condanna nel casellario giudiziale, e a dover risarcire le parti civili, poi assolto in appello nel 2009, sentenza di assoluzione però annullata dalla Cassazione nel 2011. Ora con la sentenza del tribunale di Roma il Generale Stano è stato ritenuto colpevole per tutte le accuse già stabilite dalla procura militare: il Generale avrebbe infatti ignorato le informative dell’intelligence militare in merito ad un rischio di attentati e soprattutto avrebbe sottovalutato l’esposizione della base “Maestrale” a Nassiriya ad un eventuale attacco.

Secondo i magistrati della Cassazione, che hanno annullato l’esito della sentenza di appello che scagionava il Generale da ogni responsabilità civile, Stano avrebbe ignorato gli allarmi del Sismi (oggi Aise) che riferivano di un imminente attentato alle nostre forze a Nassiriya:  il 23 ottobre i servizi segnalarono “un attacco in preparazione al massimo entro due settimane”,  il 25 ottobre misero in guardia da un “camion di fabbricazione russa con cabina più scura del resto” ed il 5 novembre avvertirono che “un gruppo di terroristi di nazionalità siriana e yemenita si sarebbe trasferito a Nassiriya”. Oltre a questo si accusa il Generale Stano di non aver preso tutte le misure difensive per la difesa di “Maestrale”.

Stano

La base “Maestrale” sventrata dall’attentato in una ripresa dall’alto che ne mette in luce la posizione all’interno dell’abitato di Nassiriya

Qui però cominciano le nostre perplessità. La missione in Iraq iniziò nel giugno del 2003, sotto il comando del Generale Lops, comandante della Brigata Bersaglieri “Garibaldi”, che fu avvicendata dalla Brigata Meccanizzata Sassari, allora comandata da Stano, il giorno 8 ottobre. Quindi Stano arriva in Iraq con le nostre forze già dispiegate e acquartierate e solo un mese prima dell’attentato, avvenuto il 12 novembre. Quindi se c’è da trovare un colpevole per la decisione molto discutibile di aver installato un presidio di MSU all’interno di un centro abitato in zona di guerra, questi sarebbe da individuare nel Generale Lops, che però fu assolto da ogni accusa già nel 2008. Perché se è vero che il Generale Stano sottovalutò gli allarmi del Sismi, e sembrerebbe non aver preso le adeguate misure per la sicurezza di “Maestrale” (su questo torneremo a breve), è anche vero che si ritrovò, come si dice, “a cose fatte”, e anzi, come dimostra la testimonianza del Colonnello comandante dei Carabinieri, a partire dal 22 ottobre, quindi quindici giorni dopo l’arrivo di Stano, si era disposto il “progressivo trasferimento verso aree più sicure”.
La decisione di non militarizzare l’area di “Maestrale” (serpentine per il traffico, chiusura di strade, postazioni di guardia fortificate) va poi analizzata su due piani diversi. Il primo, più locale, vedeva la volontà del comando italiano di non indispettire le autorità locali: “Maestrale” sorgeva lungo una importante arteria di collegamento di Nassiriya dell’epoca (davanti al ponte al-Zaiton) e la chiusura dell’area al traffico avrebbe provocato notevoli disagi alla popolazione civile, rendendoci nello stesso tempo più invisi ai locali (ricordiamo che la regione di Nassiriya e di Bassora è a maggioranza sciita, quindi all’epoca era ritenuta più tranquilla rispetto alle zone a maggioranza sunnita). Il secondo piano, più politico, ha a che fare con la retorica tutta italiana delle “missioni di pace”per far digerire alla popolazione italiana, e alla politica, o quanto meno ad una larga fetta di queste, l’invio di truppe e mezzi in zone di guerra, le si maschera da “missioni di pace” con tutto il corollario che ne consegue. I Carabinieri del MSU quindi non dovevano “occupare militarmente” la zona, ma amalgamarsi al tessuto sociale di Nassiriya, avere una presenza “soft” in accordo con le finalità della “missione di pace”. Purtroppo però l’Iraq del 2003 non era un paese pacificato: si trattava di una nazione in preda ad una vera e propria guerra con la popolazione civile tendenzialmente ostile agli occupanti fautori del “Peacekeeping” o “Peace Enforcing” che dir si voglia. Questa retorica ovviamente è controproducente non solo in Patria, e sarebbe ora di finirla con Generali e Colonnelli che parlano solamente di “operazioni umanitarie” per paura di incappare in strali e anatemi da parte dei soliti elementi “sinistri”, ma anche sul campo di battaglia: essendo guerre “mediatiche” bisogna far vedere che stiamo davvero effettuando una “missione di pace”, quindi tenere un comportamento idoneo sotto tutti gli aspetti (mezzi inviati e regole di ingaggio comprese, ça va sans dire) anche al netto della carenza cronica di finanziamenti per la Difesa.

Quindi Stano è un capro espiatorio? Ni. A lui va sicuramente data la colpa di aver sottostimato le allerte dei Servizi, reato per il quale ha già pagato in sede di giustizia militare (cosa che peraltro non ne ha fermato la carriera essendo stato promosso Generale di Corpo d’Armata e messo a capo delle Forze di Difesa Interregionale Nord dal 2013 al 2016), ma abbiamo seri dubbi in merito alle sue responsabilità per la sicurezza di “Maestrale” come già dimostrato. Ultima considerazione che ci rende perplessi è l’aver stabilito la sua responsabilità civile per i caduti. Riteniamo che non abbia alcun senso risarcire le vittime a seguito di un’azione di guerra: a nessuno verrebbe in mente di chiedere un risarcimento per l’esito, pessimo, di Eagle Claw (la tentata liberazione degli ostaggi a Teheran nel 1980) oppure per l’attentato alla caserma dei Marines a Beirut nel 1983 (evento che avrebbe dovuto servire da esempio ai nostri comandi per evitare la strage di Nassirya); è lo Stato che ne risponde, semmai, e comunque quando si è in guerra non ha alcuna logica risarcire le vittime militari di una battaglia. Il problema sembra essere, quindi, ancora la dialettica: trattandosi di “missione di pace”, e non di guerra (non sia mai! L’Italia ripudia la guerra!), allora il tutto si può risolvere con un rimborso, e scusate se fare il soldato comporti, ogni tanto, che ci si rimetta la pelle.

Paolo Mauri

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5 comments

nemesi 15 Febbraio 2017 - 5:03

in primis,
ONORI ai nostri Caduti.

Dopo questo doveroso omaggio,vorrei chiosare -senza che questo rappresenti le fonti del Diritto,per carità- questo pregiato pezzo di PN,con il ricordo di quel film televisivo con Raul Bova,proprio su quella nostra Missione in Iraq,assolutamente emblematico del pensiero politico-militare mainstream italiano,assolutamente causa effetto di quella drammatica vicenda.

Ebbene,appena dopo la sequenza iniziale (rubacchiata a “Platoon” così come parte della musica) sii assiste ad un posto di blocco AMERIKANO con camion in arrivo subito giusstamente puntato dai “cowboys” a stelle e strisce con Raul Bova (nel ruolo di un Maresciallo a tre botte del Tuscania) che litiga platealmente con il soldato yankee in quanto aveva spianato M4 avendo dei BAMBINI davanti.

Ecco,a dispetto di Soldati in gamba (soprattutto se parliamo di Parà CC del Tuscania) il “cranio” dell’Italiano medio ruota sempre intorno a questa pensiero del “bambino” come elemento totemico pacifista di quando i nostri vanno a schivare RPG e pallottole in giro per il mondo,come se anzichè bisogno dei Parà si sentisse la mancanza di un plotone di crocerossine con pannolini al seguito.

Purtroppo in quelle aree prima spari, poi domandi chi è, ma non come battuta,ma come vera e propria regola d’ingaggio non scritta se vuoi rientrare in piedi nella tua terra Patria;

non farlo e non averlo fatto, significa purtropo piangere i nostri Caduti a Nassirya un giorno di Novembre di tredici anni fa,così come gli oltre Cinquanta in terra Afghana.

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nessuno centomila 16 Febbraio 2017 - 11:38

Il “bambino” come elemento totemico pacifista è un falso storico come intende il ns amico lettore. Basti pensare a quelli che a Beirut nel campo profughi di Chatila passavano davanti alle postazioni italiane e prendevavo “scherzosamente” la mira coi Kalashnikov che portavano al seguito, o i bambini soldato di Boko Aram……come dire che non bisogna dare retta ai patinati sceneggiati televisivi in cui ormai gli attori italiani sono diventati “effettivi” a qualche Forza Armata (BOVA impersona Ufficiali e SOTTUFFICIALI dei CC da tempo). Ma poi quale “Missione di Pace”. Se intervieni in un T.O. ad alta intensità, peraltro e se non ricordo male senza una chiara risoluzione ONU, inquadrata in una discutibile scelta Anglo Americana basata sulla costante ricerca del controllo e sfruttamento delle fonti di energia (non ultimo lo scandalo segnalato dal F Q circa la mega bustarella ENI – SHELL da oltre 1 miliardo di euro per lo sfruttamento di un pozzo in Nigeria) cosa puoi aspettarti? Gli Americani forti dei loro interessi e di quanto investono per proteggerli, incuranti della storia, hanno deliberatamente eliminato un governo che, nonostante tutto, era l’ago della bilancia in quello scacchiere (Saddam sunnita e Tarek Aziz cristiano) ed in fondo i Francesi hanno fatto la stessa cosa in Libia per via degli interessi relativi allo sfruttamento dei pozzi che credo gestisca ancora l’ENI, armando peraltro il generale che controlla ora il paese dal confine con l’Egitto ………e non aggiungo altro.
Comunque:
le scelte sono state assai discutibili,
sicuramente evitabili,
lo “show the flag” una stupida abitudine dell’Arma anche in altri T.O.,
la catena di comando prevede sopra il Comandante del Contingente il COI e il Capo di SMD,
la storia dei camion bomba (vedi Beirut ’83) che interesso’ gli Americani ed i Francesi e gli altri utilizzati fino alla vicenda irachena non hanno insegnato nulla?
esiste una organizzazione interna ad ogni FA che si occupa delle cosidette “lezioni apprese” ,
responsabilità o no, il magistrato è l’unico a decidere altro che povero Signor G, il quale nonostante tutto, le cronache riportano promosso Generale di Divisione e poi di Corpo d’Armata tutt’ora in servizio e Comandante di un comando Interregionale a PADOVA – CONTROLLATE PRIMA DI DARE FALSE NOTIZIE…….
,
di certo non voglio pensare che faccia la stessa fine del pilota americano che uccise molte persone nel Cernis e vive tranquillo in USA…………

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Paolo Mauri 16 Febbraio 2017 - 1:35

La domanda visto il commento sorge spontanea: ma ha letto bene l’articolo? Dove sarebbero le false notizie? Ho scritto della promozione e del comando delle Forze di Difesa Interregionale Nord, inoltre… in che parte esattamente si evince che il Gen. sia “povero”? Non mi sembra di averlo scagionato totalmente.
Per il resto se ha letto bene (se) si renderà conto che in merito alla retorica da missioni di pace stiamo dicendo le stesse cose. Saluti!

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avv. Gianluca Brionne 16 Febbraio 2017 - 12:51

Ma cosa scrivi? Il Generale Stano è stato assolto dalla Corte Militare di Appello da ogni responsabilità penale, contattami se vuoi la sentenza.

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Anonimo 16 Febbraio 2017 - 1:20

Pensavo fosse chiaro il riferimento alla sentenza di primo grado. Puntualizzo.

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