Roma, 16 lug – Correva l’anno 2014 quando, con la conversione in legge della riforma, l’allora governo Renzi decretava una volta per tutte l‘abolizione delle provincie. Così non è stato (invero non era previsto nemmeno all’origine), visto che – a parte il merito della riforma: al netto della retorica forse l’architettura degli enti locali andava ripensata a partire dai ricettacoli dello sperpero che si chiamano regioni – le provincie non sono state eliminate ma solo trasformate in soggetti evanescenti. Le competenze? Fumose, mal ripartite. I compiti? E chi lo sa. I fondi per il loro funzionamento? Non parliamone proprio. A partire, ad esempio, da quelli necessari per la manutenzione delle strade.
C’erano una volta le strade provinciali, andate via via crescendo con il declassamento delle vecchie e storiche statali. Arterie secondarie solo nei mappali, dato che per i territori – laddove si trova la carne viva delle esigenze dei cittadini – rispondevano alle necessità pubbliche e private, commerciali e di industria, delle comunità locali. Parliamo di una rete fitta e da decine e decine di migliaia di km, la quale però soffre per una cronica mancanza di cure.
I numeri parlano chiaro. Nel 2016 si è toccato il minimo storico di consumo di asfalto: dai 45 milioni del 2006 ai 23 dello scorso anno. Quasi la metà. E nei primi mesi del 2017 altro record negativo: -4,7%. Risultato? Manutenzione ordinaria a secco, quella straordinaria quasi azzerata. La colpa, però, non è solo della stagione dell’austerità inaugurata da Mario Monti e dalla quale non riusciamo ancora ad uscire. E nemmeno delle difficoltà degli enti pubblici, alle prese con croniche carenze imputabili in larga parte allo scellerato patto di stabilità interno. Un’altra grande causa, infatti, va rintracciata nella suddetta abolizione delle provincie, che avrà pure snellito l’apparato burocratico ma senza spiegare bene come suddividere i compiti propri delle centinaia di capoluoghi. Fra i quali, ad esempio, la gestione della rete delle strade. Che resta quindi in un limbo, con i fondi per le furono provincie azzerati senza che nel frattempo siano stati disposti finanziamenti ad hoc al fine di coprire le necessità.
“L’impegno più volte proclamato dal governo che lo impegnava a trovare risorse per la manutenzione ordinaria e straordinaria e per risolvere l’incertezza relativa alla competenza sulla gestione delle strade provinciali non è mai stato concretamente attuato”, denuncia Michele Turrini, presidente del Siteb, associazione italiana bitumi asfalto strade. “La sbandierata abolizione delle provincie ha lasciato in eredità una situazione che rende impossibile una corretta gestione di queste strade. Chi se ne occuperà?”, si domanda Turrini. Per avere una risposta basta prendere la macchina.
Filippo Burla