Roma, 10 apr – Abbiamo assistito nuovamente all’abuso di potere che i social network utilizzano nei confronti della libertà d’espressione e di pensiero. Nei scorsi giorni anche la nostra pagina Facebook ha subito un’immotivata (seppur temporanea) cancellazione, dato che non ci è stato recapitato alcun avviso al fine di informare sulle ragioni. Anche in ragione di ciò, torna a porsi il dibattito sulla possibilità effettiva dei proprietari di tali piattaforme di imporre la censura. In molti ritengono che i social dispongano del potere decisionale di cancellazione dei profili, equiparandoli di fatto agli editori.
I social: editori o piattaforme?
Tuttavia, riteniamo doveroso esporre un fattore incontrovertibile che già basterebbe per comprendere come i comportamenti attuali dei social siano profondamente errati. I patron delle piattaforme godono, ad oggi, di una sorta di “scudo penale” riguardante i contenuti che vengono pubblicati su di esse. Pertanto, l’immunità è stata motivata dal riconoscimento della presunta neutralità dei social sui contenuti trattati.
Alla censura vergognosa si aggiunge però l’abuso di potere, dato che bloccare un profilo è in contraddizione con la neutralità decantata. Pertanto, sarebbe accurato porre le piattaforme dinanzi ad una scelta: rinunciare allo “scudo”, diventando editori di fatto, potendo così impedire – o limitare – l’uso dei profili. Oppure, scelta che sarebbe maggiormente desiderabile, evitare ogni censura nei confronti degli utenti e delle loro idee, a meno che non inneggino a dei reati gravi.
Creare alternative
Tuttavia, è amaro quanto inevitabile dover annotare che l’avverarsi di ciò che abbiamo appena auspicato sarà ben difficile, dato lo strapotere delle piattaforme e l’assenza della politica. Infatti, dovrebbero essere proprio i politici uniti sull’argomento a pretendere trasparenza e chiarezza dai proprietari dei social network. Invece, quando Twitter ha cancellato il profilo di Donald Trump (all’epoca presidente Usa ancora in carica) a prevalere sono stati silenzio ed ironia. Infatti, ben pochi presero le difese del tycoon, di cui molti annunciarono gioiosi la cacciata dal portale.
Tuttavia, ulteriori accadimenti simili obbligano a porsi delle domande: riusciremo mai a battere il potere dei social se essi hanno la forza di oscurare anche il Potus ancora in carica? A darci una risposta è stato forse proprio Trump, annunciando non una battaglia legale contro Twitter, ma la creazione di un portale personale. Probabilmente questa sarà l’unica possibilità futura di vittoria sulla supremazia dei social. Non la lotta legale e diretta (rischierebbe di esser persa senza neanche l’onore delle armi) ma il provare a creare una concorrenza ad essi. Infatti, creare nuove piattaforme che diventino contenitore dei non allineati al pensiero unico è forse l’unico modo per salvare la libertà di espressione dai censori del politicamente corretto.
Tommaso Alessandro De Filippo