Roma, 16 mag – L’attentato di ieri al premier Robert Fico non ha solo sconvolto la Slovacchia ma ovviamente tutti gli ambienti politici continentali. I quali, come era inevitabile, hanno condannato l’accaduto. Nonostante in passato le accuse al leader slovaccho non fossero state tenere e, per molti versi, simili a quelle che continuamente vengono rivolte al collega ungherese Viktor Orban: autoritario, antidemocratico, dittatore. Certe formule le conosciamo bene, soprattutto quando vengono indirizzate a chi ha un difetto per l’Ue e per l’Ovest considerato intollerabile: non accodarsi aii diktat occidentali.
Fico, il successo in Slovacchia e la dissidenza
Robert Fico si era affermato nelle elezioni dello scorso settembre. Una vittoria ottenuta a furor di popolo, è il caso di dirlo, visto che alle consultazioni slovacche si sono presentati il 70% degli elettori aventi diritto. Affluenze che dalle nostre parti non possiamo neanche sognare, per intenderci. Da quando alla guida del Paese, Fico ha avviato una politica decisamente in controtendenza con tutto il resto dell’area dell’Unione europea, soprattutto sulla pesantissima questione russo-ucraina, dichiarandosi contrario all’invio di ulteriori aiuti economici a Kiev. Qualche mese fa il premier aveva testimoniato di gravi ingerenze occidentali su un ipotetico accordo tra Kiev e Mosca che ci sarebbe stato poco dopo lo scoppio del conflitto. Per non parlare delle critiche all’Oms (Organizzacione mondiale della sanità), nella fattispecie al “Trattato” discusso qualche mese fa, per non parlare delle invettive contro i vaccini Anti Covid. Socialista, antieuropeista, filorusso, non “covidista”, diciamo così. Forse un po’ troppo dissidente (siamo, ovviamente, sarcastici).
Un Paese diviso o ribelle?
Chi è stato per noi in Slovacchia ce lo ha testimoniato chiaramente: si tratta di un Paese spaccato in due, tra chi sostiene in tutto e per tutto l’agenda occidentale a guida americana e il resto della Nazione. Per strada, prima del voto di settembre, si incitava alla partecipazione (“Ukradnú ti Štát, ak neprídeš voliť”, “Se non vai a votare, ti rubano lo Stato!”) proprio per questo: tentare di far vincere un dissidente, come Fico appunto, alla guida di un partito, lo Smer, che viene da sinistra, ma non certamente la stessa sinistra di Pedro Sanchez in Spagna, per fare un esempio. Di certo c’è che chi ha sparato a Fico lo ha ammesso chiaramente: “Non mi piacciono le sue politiche”. Insomma, non c’è da scriverci un trattato…
C’è chi parla di guerra civile
È il ministro della Difesa slovacco Robert Kaliňák, come riporta Euronews, a lanciare il possibile allarme in una conferenza stampa proprio fuori dall’ospedale di Banská Bystrica, dove il premier è tenuto sotto osservazione, attualmente in coma farmacologico. Il giornalista Gábor Tanács ha così riferito: “L’aggressione al primo ministro ha chiaramente scioccato il Paese, ha chiaramente scioccato anche i ministri. Dimostra la profonda divisione politica in Slovacchia durante la campagna elettorale”. Ovviamente Smer viene accusato da mesi di essere antidemocratico, anche solo semplicemente per la vicinanza alla Russia di Vladimir Putin.
Stelio Fergola