Roma, 2 feb – Siti di videogiochi che fanno propaganda Lgbt, con articoli addirittura dedicati, usando l’artifizio dello “spiegato bene” e della finta obiettività in un pezzo da “millemila” caratteri, per cui si annoiano anche gli stessi lettori, come evidenziato spesso dai commenti. Il riassunto, grosso modo, è questo. Sgombriamo subito il campo: il sottoscritto ha collaborato in passato con la rivista in questione e la ritiene un punto informativo importante del settore. Continua ad essere in contatto con ex colleghi con il quale condivide ancora la passione. Ma questa di cui parliamo oggi è tutt’altra storia. Triste e mediocre, anzitutto negli intenti.
Recensioni di videogiochi e propaganda Lgbt: “spiegata bene”, però
Mischiamo tutto in un grosso calderone, fingendo obiettività e analisi, con la sintesi dello “spiegato bene”. Ma alla fine Multiplayer.it, ovvero un sito di informazione di videogiochi, si mette a parlare di Lgbt, con il pretesto di “spiegare” il boicottaggio tentato dagli attivisti contro il gioco Hogwarts Legacy a causa delle affermazioni presunte “transfobiche” di J.K. Rowing. Il titolo recitante “Il caso di JK Rowling spiegato bene“, presuppone che si “spieghi” appunto il caso. Peccato che oltre alla “spiegazione”, il pezzo faccia tutt’altro, ovvero mettere i puntigli sulle posizioni della scrittrice per comprendere i presunti diritti di chi starebbe non imponendo una visione a tutti i costi (per carità!) ma lottando per difendere i suoi, anche se – come sempre – non si capisce mai bene quali. Il giornale online, poco prima, aveva già pubblicato notizie riguardo il boicottaggio, il che ovviamente è assolutamente legittimo, visto che si descrive una situazione di fatto su un videogioco in uscita preso di mira per una certa questione politica (qualsiasi essa sia). Cosa c’era da “spiegare”? Nulla che non fosse stato già raccontato e per il quale bastava semplicemente una riga: gli Lgbt ce l’hanno con la Rowing e non vogliono far vendere neanche un videogioco su una serie di sua proprietà intellettuale. Stop. Non c’era nient’altro da dire.
La verità è che il pezzo pubblicato da Multiplayer.it non aveva alcun intento di “spiegazione”, ma era basato sull’unica idea di lanciare a tutti i costi un “pippone” – perdonateci le espressioni un po’ volgari – di proverbiali millemila caratteri sulla necessità di comprendere l’universo Lgbt e la sua assoluta “democraticità” nel voler imporre al mondo la sua esistenza anche a costo di danneggiare gli altri, come nel caso della legge discussa con preoccupazione dalla Rowing e da chiunque abbia un minimo di sale in zucca. Basterebbe liquidarla con il normalissimo buon senso: non c’è niente da giustificare o da comprendere quando la posta in gioco riguarda uomini – che qualcuno chiama donne – in grado di essere autorizzati ad andare negli spogliatoi femminili. Fine della storia. E’ semplice, e renderla complicata con un articolo da miliardi di parole è soltanto un modo per non affrontare il fatto che qualcuno possa essere nel torto marcio (magari atteggiandosi pure ad intellettuali, il che non guasta mai). Stiamo solo facendo l’esempio più spicciolo, non abbiamo intenzione di dedicare a questo pezzo lo stesso numero di caratteri usato dall’autrice dello spiegone Lgbt in questione. Di relativo, in questa storia, c’è molto poco.
Le reazioni dei lettori – per fortuna – sono spesso di insofferenza
A prescindere dalle sberle critiche che chi scrive ritiene assolutamente necessarie verso un articolo abbastanza “viscido” intellettualmente parlando, la questione è anche banalmente più oggettiva in un senso determinato: perché un sito di videogiochi si mette a trattare l’argomento Lgbt? Non ce n’è motivo. La questione, non casualmente, infastidisce anche i lettori, che giustamente vanno nell’url del sito di videogiochi per leggere – guarda un po’! – di videogiochi. Porrei in testa, come commento “numero uno” quello che recita “siete un sito di videogiochi”, e dunque, perché parlate di questo argomento? Mentre numerosi altri commenti esprimono parole spesso ripetitive ma piuttosto chiare: “Mi spiace, l’ho preordinato”. La traduzione è abbastanza semplice: “Non me ne frega nulla di questa storia, a me interessa giocare”. Come è giusto che sia. Purtroppo, non rappresentano la totalità: ma ci si poteva aspettare di peggio.
Le tristi conclusioni vengono di conseguenza: ma è possibile che non ci si possa dedicare a un banalissimo hobby senza che la dittatura del pensiero dominante non voglia colonizzarlo totalmente, spacciando pure la discussione per “libera e il più possibile informata”? A quanto pare, no.
Stelio Fergola
2 comments
Multiplayer porta avanti un’agenda politica, come pure Everyeye ed il defunto Eurogamer italia. Sono un appassionato videoludico che ha visto nascere il medium. Purtroppo, i siti di videogiochi, sono proni all’ideologia ” progressista ” democratica americana, quando non possono recensire dei giochi, si lanciano nelle loro crociate ideologiche. Su Multiplayer scrive quel gaglioffo del Tagliaferri, un essere rivoltante che passa il tempo a plagiare le menti dei giovani virgulti che, disgraziatamente, lo seguono. Non puoi commentare senza essere sbranato dalle sentinelle del politicamente corretto, (che siano profili reali oppure fittizi), c’è sempre qualcuno pronto a ” moralizzare ” colui che dissente dal pensiero dominante, sia che l’argomento riguardi la guerra in Ucraina oppure la comunità LGBT. Multiplayer ha sede a Terni, città un tempo egemonizzata dalla sinistra, evidentemente, quando hanno fondato il sito avevano dei referenti politici che li hanno aiutati a prosperare. Lodevolmente, ripagano il loro debito continuando a servire la causa. Personalmente seguo questi siti solo per conoscere le ultime novità in ambito videoludico, gli articoli ” digressivi ” li oltrepasso agevolmente. Comunque, quello citato, l’avevo letto anch’io, coi commenti correlati. Ha ragione lei, Stelio, ma gli ” adulti ” in questo Paese non comprendono il valore dei videogiochi, pensano che riguardino una minoranza striminzita, non sanno che il volume economico dell’industria è, nel complesso, maggiore di quello: letterario, discografico, cinematografico, messi assieme. Come sempre, la propaganda culturale della sinistra ne ha saputo intercettare il valore divulgativo, in anticipo sui tempi, ed adesso ci ritroviamo con l’ennesimo medium egemonizzato ideologicamente. Qualcuno a destra dovrebbe svegliarsi!
“Propaganda lgbt” mi sembra la classica parolina di chi è omofobo.
La sezione commenti di multiplayer è un meme vivente, dai si vede che chi ha scritto l’articolo non conosce minimamente il redattore, multiplayer e la sua community.