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L’Italia svende anche le schedine: la Sisal diventa inglese

by Salvatore Recupero
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arton36874-e7f8aRoma, 3 giu – Ieri la Repubblica ha festeggiato i suoi settanta anni. Ma, quest’anno ricorre anche il settantesimo compleanno della Sisal (Sport Italia Società a Responsabilità Limitata), storica società italiana specializzata nel gioco e nei servizi a pagamento. La festa, però, è stata rovinata dagli inglesi. Vediamo perché.  I fondi Cvc Capital Partners hanno, infatti, concordato con gli attuali proprietari del gruppo italiano (Apax Partners, Permira e Clessidra) l’acquisizione del 100% del suo capitale. Il costo dell’operazione – che dovrebbe andare in porto entro fine settembre – si aggira intorno a 1 miliardo di euro.

Ripercorriamo,  brevemente, la storia di questa azienda italiana. Correva l’anno 1946, i giornalisti sportivi Massimo Della Pergola, Fabio Jegher, Geo Molo, inventarono il primo concorso a pronostici legato al calcio. Il ricavato di questo gioco doveva servire a ricostruire gli stadi distrutti dalla guerra. Nel maggio del 1946 il debutto della schedina Sisal registra un solo vincitore, Emilio Biasetti, che dichiarò alla stampa: “Ho vinto perché con i risultati che ci sono stati è venuta fuori la sagra dell’incompetenza. Ed io, vero campione di incompetenti, ho raggiunto il primato”.  Sempre nel 1946 nascerà il Totip, concorso dedicato alle corse dei cavalli. Ai giorni nostri la Sisal gestisce anche il Superenalotto, possiede una televisione la SisalTv e nel 2004 entra nel mercato delle scommesse acquisendo la rete Match Point, concessionario italiano di scommesse. Oggi la Sisal può contare su oltre 45mila punti vendita presenti sul territorio nazionale, più di 500 servizi di pagamento, quasi 2 mila dipendenti: questi alcuni numeri della Sisal, che nel 2013 ha registrato ricavi pari a circa 772 milioni di euro, mentre ha archiviato il 2015 con ricavi pari a 787,1 milioni (-4,1%), un Ebitda adjusted di 182,3 milioni (-3,4%) e una perdita netta di 39,7 milioni.

Il boccone era troppo ghiotto per sfuggire agli inglesi. Così dopo lunghe trattative, la Cvc Capital fagocita in un sol boccone l’italica Sisal. È bene tracciare un breve profilo dei nuovi proprietari. La Cvc Capital è una società britannica con sede in Lussemburgo, specializzata nei settori di private equity e hedge funds, con un valore di mercato superiore ai 40 miliardi di dollari. Tra gli investimenti europei della Cvc troviamo la Formula One Group – la società che cura l’organizzazione delle gare automobilistiche di Formula 1 e di cui la Cvc è azionista di maggioranza – e Seat Pagine Gialle, prendendo parte nel 1997 e nel 2003 alle cordate che più volte hanno acquisito e ceduto il controllo del gruppo italiano.

Dunque, l’Italia perde anche la schedina. Fosse solo quello poco male. Il problema (come ha ricordato Gian Piero Joime su questo sito) è che non solo abbiamo ceduto la Sisal. Tante, troppe sono le aziende finite in mano degli stranieri. Facciamo un rapido excursus. Cominciamo dal settore alimentare. La multinazionale anglo-olandese Unilever ha acquistato la Algida, la Sorbetteria Ranieri (chiusa da dieci anni), il Riso Flora, la Bertolli. Molti, anche, gli acquisti della Kraft (Invernizzi, Negroni, Simmenthal, Splendid, Saiwa) e della Nestlè (Buitoni, Perugina, Sasso, Gelati Motta, e Alemagna, che però nel 2009 torna italiana con la Bauli).  Nel settore degli elettrodomestici abbiamo perso la Zanussi. Nel settore della moda abbiamo perso diversi marchi. Facciamo qualche esempio: Fiorucci, Mila Schon, Conbipel, Sergio Tacchini. Dunque, per usare una parola cara ai renziani possiamo dire: #Ciaone Made in Italy.

Salvatore Recupero

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