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La sinistra esulta per la crisi M5S. Ma quei voti non andranno a chi odia il popolo

by Adriano Scianca
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Roma, 26 feb – La reazione ghignante e festosa della sinistra alla crisi del Movimento 5 stelle appare davvero incomprensibile. Si tratta, chiaramente, dell’ennesimo segnale di incomprensione della realtà da parte del “partito delle élite”, come se gli elettori contestassero ai grillini la loro agenda politica e non, come sta invece accadendo, la loro incapacità di saperla tradurre in una credibile proposta di governo. E anche sulla reale misura di questa contestazione bisognerebbe fare chiarezza. Certo, le ultime amministrative, in Abruzzo e Sardegna, sono andate male, ma bisogna ricordarsi che spesso i pentastellati hanno faticato nelle consultazioni in cui conta il radicamento.

I sondaggi, in ogni caso, testimoniano un calo di consensi a livello nazionale, ma non un crollo verticale. L’ultimo, diffuso dal Tg di La7, vede la Lega oltre il 33%, il Pd al 18,5% e i grillini al 22,6%, in salita di mezzo punto rispetto a una settimana fa. Siamo lontani dai dati delle ultime politiche, in cui Di Maio e soci erano il primo partito per distacco, ma non possiamo certo parlare di una meteora già scomparsa dal nostro cielo politico.

Ma non è una questione di meri numeri, c’è sotto un dato politico che non viene affatto colto, a sinistra. Certo, i grillini perdono consensi e magari ne perderanno ancora, anche perché sembrano essere un partito capace solo di viaggiare col vento in poppa e non di “tenere botta”. E magari tra un po’, forse, anche Matteo Salvini imboccherà una parabola discendente. In un arco di tempo abbastanza lungo, tutti i leader e tutti i partiti hanno momenti di appannamento o anche di semplice assestamento. Tutto è transitorio, tranne la stupidità della sinistra, che sembra invece permanente.

L’agenda politica M5S sopravviverà alla loro scomparsa

In tempi non sospetti, quando il M5S sembrava più vicino al Pd che alla Lega e suscitava ironie e disprezzo generalizzati tra i lettori di questo portale, più volte invitammo a riflettere sul fatto che se il movimento fondato da Beppe Grillo è quello che è, i temi che pone sono spesso importanti, la domanda intercettata è spesso reale. Insomma, come dicevamo sopra: se i grillini come partito possono anche scomparire, l’agenda politica che hanno imposto nel dibattito nazionale sopravviverà alla loro scomparsa e determinerà comunque un vuoto pronto a essere riempito. Dalla Lega, per il momento. O da qualcun altro che al momento non sospettiamo. Ma certamente non dal Pd.

Cosa pensare, del resto, di un movimento in cui la rampolla di una dinastia di banchieri liquida il reddito di cittadinanza parlando di gente che vuole stare “una vita in vacanza”? O di una sindacalista sgrammaticata che si lamenta perché con il provvedimento grillino gli stipendi saranno inferiori al sussidio e quindi la gente preferirà quest’ultimo (giustamente, aggiungiamo noi)? La sinistra è talmente infeudata al potere, di qualsiasi tipo, da essere ormai incapace di ragionamenti politici persino elementari. Perché è elementare affermare che se gli stipendi sono inferiori al sussidio dello Stato, sono i primi a dover aumentare, non il secondo a dover diminuire, almeno per chi abbia una sensibilità sociale superiore a quella del padrone di una piantagione nell’Alabama dell’Ottocento.

L’odio della sinistra per i poveri

Tutte le analisi sul consenso dei populisti (gli hacker russi, la “bestia” dello staff di Salvini, la “pancia del Paese”, l’ignoranza volutamente ostentata etc etc etc) vanno a farsi benedire di fronte a un dato lapalissiano: per buona parte degli italiani, persino Hannibal Lecter è meglio di questa gente, dell’odio di classe che permanentemente esprime, della confidenza incestuosa col mondo dell’alta finanza, della coorte di manutengoli piazzati nei media.

Quindi, per farla breve, la sinistra ha poco da festeggiare della crisi, vera o presunta, del Movimento 5 stelle. Non è certo per riavere la Fedeli al governo che gli elettori stanno voltando le spalle ai grillini. Ma certo, è difficile pretendere che possa capirlo chi sta ancora seguendo il “testa a testa” in Sardegna e magari è convinto che la Clinton sia ancora in vantaggio su Trump.

Adriano Scianca

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2 comments

Giorgio 26 Febbraio 2019 - 1:31

È un articolo bellissimo, complimenti.
Solo non associare la parola elite al Pd, il Pd è il partito di Benetton, Toscani, il partito odia Italia, sfrutta nuovi schiavi, il partito democratico è una costruzione dei potentati economici finanziari, della chiesa cattolica agonizzante e dei suoi business. Il meglio che può esprimere idealmente è Cottarelli o Casini. Tra i comunisti, pur con le incolmabile differenze, si trovavano molte persone che volevano un po’ di giustizia sociale. Il Pd è il ponte di Genova, un infamia, una vergogna.

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Fabrizio 26 Febbraio 2019 - 4:02

Proprio nella mia rossa Emilia, la “sinistra” è sempre stata paragonata ad una piantagione di RAVANELLI: rossi fuori, ma dentro…..?

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