Roma, 5 ago – Ci vorranno almeno tre anni, ma sarà la parola fine su una delle scelte più controverse nei rapporti fra istituzioni calcistiche e mondo del tifo: la tessera del tifoso, che va finalmente in pensione per (auspicabilmente) non tornare mai più.
La decisione è arrivata dopo una serie di incontri tra Figc, ministero dell’Interno e Polizia di Stato, al termine dei quali si è deciso di concludere un esperimento da molti giudicato fallimentare e che non ha portato ai risultati che ci si attendeva. Con la scusa della violenza, infatti, fra tessera del tifoso e altre amenità che hanno aggiunto orpelli burocratici uno di seguito all’altro, trasformando gli accessi agli impianti in occasioni delle partite in percorsi di guerra, è successo quello che era lecito attendersi: stadi sempre più vuoti, con picchi di settori mestamente abbandonati se non direttamente chiusi per risparmiare.
Un fallimento su tutta la linea, la cui – non scontata – presa d’atto ha imposto cambiamenti radicali per evitare la desertificazione in atto di curve e tribune. Non che vi siano anche necessità di tipo economico: gli introiti da diritti tv hanno smesso di crescere, lo stadio torna dunque ad essere visto come una importante fonte di cassa per le società.
Con il nuovo protocollo resterà sempre la vendita nominativa dei biglietti con il posto assegnato mentre la tessera del tifoso andrà scomparendo, sostituita da una fidelity card diversa per ogni squadra. Saranno inoltre ridotte le limitazioni, sia geografiche che temporali, per l’acquisto dei tagliandi e, dopo gli striscioni, potranno finalmente tornare in curva anche tamburi e megafoni.