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Serra contro Rizzo: il duello tra piazze senza identità e senza futuro

by Sergio Filacchioni
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Roma, 17 mar – Sabato nella Capitale si sono tenute due manifestazioni che hanno richiamato la piazza. A Piazza del Popolo gli Europeisti da salotto, alla Bocca della verità i “sovranisti democratici”: ad accumunare le due kermesse una comune visione di un’Italia e un’Europa paciose e, ovviamente, non-armate. Due piazze senza identità e senza futuro che hanno sventolato insieme le bandiere arcobaleno della pace.

Due piazze all’insegna della pace

Due piazze per la pace. Alla fine a Roma sia la manifestazione bandita da Michele Serra sulle colonne di Repubblica, sia la contro-manifestazione invocata da Marco Rizzo, hanno finito per essere contraddistinte da una lagnosa richiesta di “pax”. Una pax “non-armata“, chiaramente. Se dal palco di Piazza del popolo il grido sembra essere stato “vogliamo un’Europa ancora più debole, woke e progressista“, quella della Bocca della verità ne ha chiesto, ancora una volta, il formale scioglimento. Due visioni incapacitanti e d’impotenza, che finiranno per ridicolizzare qualsiasi dibattito sul futuro continentale. A fare da sponda a Marco Rizzo e i suoi sovranisti democratici anche la piazza dei compagni “senza rimpianti”: in Piazza Barberini si sono radunati i manifestanti che hanno aderito all’iniziativa indetta da Potere al popolo con Usb, Arci, gli studenti di Osa e Cambiare rotta con la Comunità palestinese. Anche lì lo stesso tenore: “Ue assassina” e striscioni anti riarmo, “Non un euro per la loro guerra“, che sembra fare il paio con gli slogan sovranisti sulle bollette troppo esose. La peggiore, giusto per sottolinearlo, è ovviamente quella degli intellettuali, attori, scrittori e musicisti che si sono alternati al microfono con lo slogan “L’Europa siamo noi“. La peggiore perchè espressione di una casta politica, intellettuale e artistica che negli ultimi vent’anni si è immedesimata nel suo ruolo globalista, anti-nazionale e progressista per poi scoprire che la storia non procede per principi democratici. Quello di Piazza del Popolo è un canto di debolezza salmodiato da vecchi attrezzi: da Liliana Segre a Roberto Vecchioni. La loro Europa è quella integrata ma divisa, burocratica ma disarmata, liberale ma dispotica, formale ma impotente.

Senza identità e senza futuro

Senza identità e visione anche la piazza del dissenso anti-europeista: vedere accostate le parole sovranità e democrazia mette i brividi, ma ancora di più vedere tricolori italiani sventolare sotto Marco Rizzo, un comunista riciclato nel bacino del dissenso con tanti fan tra patrioti e identitari per le sue posizioni no-global. Peccato certo per quel voto contro l’istituzione del Giorno del ricordo, la continua negazione sulla natura genocidaria delle Foibe, l’insopportabile narrazione sul 4 novembre come “inutile massacro”. Orpelli del fu PCI traghettati in un’improbabile area politica senza identità ma alla disperata ricerca di consenso. Il continuo appello alla Costituzione (quella sì, nata da una cessione di sovranità), al costo delle bollette, alla pace con una Russia “che non ci vuole invadere“. Penoso tanto quanto l’appello finale di Michele Serra: “Non perdiamoci di vista”. Due piazze che si credono opposte ma che, nella sostanza, condividono la stessa debolezza: un’Italia e un’Europa che rifiutano di confrontarsi con la realtà del mondo. In un contesto globale sempre più instabile, continuare a sventolare la bandiera dell’utopia pacifista o del sovranismo senza progettualità significa semplicemente condannarsi all’irrilevanza. E mentre le piazze si disperdono, il futuro si scrive altrove.

Sergio Filacchioni

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