Roma, 28 set – Nella corsa alla segreteria del Pd, Stefano Bonaccini potrebbe essere favorito. Come riporta l’Agi, tra le numerose candidature, quella del presidente della Regione Emilia Romagna è stata in prima fila.
Segreteria del Pd a Bonaccini?
Che la segreteria sia nelle mire di Bonaccini ancora non è ufficiale, visto che il diretto interessato, per ora, non ha ancora sciolto la riserva, dichiarando in politichese che “non è il momento di partire dai nomi e dai cognomi, è un momento di rigenerazione del partito, discutere dei contenuti”. Ma intanto, di nomi ne circolano tanti. Su tutti quello di Elly Schlein, uno degli astri nascenti della suberba cultura progressista, non a caso soprannominata la “Alexandria Ocasio Cortez d’Italia” (del resto, il livello intellettuale sembra simile). Tra gli altri innumerevoli nomi vi sono anche Antonio Decaro e Dario Nardella, rispettivamente sindaci di Bari e Firenze. Soprattutto il secondo fa lo gnorri, usando anch’egli il politichese: “Resettare tutto, senza metterci a fare la corsa dei cavalli”. Maddai.
Nel frattempo ci sono anche le voci critiche per quello che, al momento, è un partito nel caos. Tra queste, quella di Matteo Orfini: “Con una media di un paio di autocandidature al giorno, se siamo bravi nel giro di un paio di mesi possiamo arrivare a una sessantina di candidati a un congresso che non è nemmeno stato convocato. Mi pare geniale. Abbiamo capito tutto”.
Perché il presidente dell’Emilia Romagna potrebbe non fare molta strada
La triste storia del Pd parla da sola. Per fortuna, aggiungeremmo noi. Se dalle parti del Nazareno fossero un minimo scaltri e svegli, potrebbero fare molti più danni al Paese (per quanto incredibile possa sembrare). Invece sono tordi, amanti di figure mediocri, spente e decisamente poco scaltre, in nome di una cultura antitetica al concetto di “leader” che li ostacola fortemente a uscire da ciò che sono sempre stati: la minoranza nel Paese (nonostante, come sappiamo, lo comandino a bacchetta, ma questo è un altro discorso). Parla da sola la quasi totalità dei segretari che si sono avvicendati da quando il Pd esiste: Walter Veltroni, Dario Franceschini, Pierluigi Bersani, Luca Zingaretti, Enrico Letta. Figure meste, prive di guizzi o di spirito di iniziativa, di progettualità. Incapaci di far uscire il Pd dal suo seminato.
Il partito sembra innamorato di queste scarne personalità, così come i suoi elettori: e noi non possiamo che essere grati di questo. Immaginate, con tutto il potere culturale e mediatico di cui dispone, cosa potrebbe creare un Partito democratico in grado di ragionare in modo normale, seguendo progetti dettati da spirito di iniziativa ed acume politico? Un’ipotesi raccapricciante al solo pensiero. Dunque, meglio godersi la splendida realtà. Forse l’unica eccezione è stato Matteo Renzi, che non casualmente era riuscito a far raggiungere vette di popolarità elettorale mai viste (seppur precipitate poco dopo per ragioni piuttosto eterogenee): altrettanto non casualmente, l’opposizione interna fu in quel caso ferocissima. Stefano Bonaccini sarebbe – di nuovo – una figura intelligente e sveglia. Ma vista la storia del Pd, se dovesse essere eletto, le strade prevedibili sono soltanto due: che la sua segreteria duri molto poco o che egli stesso si rincretinisca per seguire meglio la “linea” di un partito che non ha nessuna intenzione di muoversi con intelligenza. E noi non smetteremo mai di ringraziarlo per questo.
Stelio Fergola