Roma, 17 apr – Si parla ormai di tetto agli stranieri in classe nelle scuole, allo scopo di scongiurare un fenomeno sempre più diffuso, quello cone i gruppi di alunni nelle aule quasi esclusivamente allogeni, in favore di una gioventù autoctona in aperta estinzione già indipendentemente dai guasti del vergognoso fenomeno migratorio.
Scuola, il tetto agli stranieri è una resa immigrazionista
Non che ci sia stata chissà quale resistenza di questo governo al fenomeno finora, dopo un 2023 disastroso e una prima parte di 2024 migliore ma probabilmente temporanea, vista l’assenza di reali misure che lo contrastino. Ora il tema oggetto di questo articolo è stato “lanciato” dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara a fine marzo, successivamente alla proposta di Matteo Salvini di porre un tetto al 20% nelle scuole agli stranieri per classe, per favorire la “solita” integrazione. Ora, è banalmente vero che se il numero scende le possibilità di integrare salgono. Ma il punto è che ancora una volta, per l’ennesima volta, si accoglie l’immigrazionismo anziché contestarlo con ogni mezzo.
Come le quote di ricollocamento dei clandestini
Il tetto agli stranieri nelle classi non è molto diverso dal ricollocamento dei clandestini. Forse un po’ meno peggiore, in fondo si tuela almeno in parte il sacrosanto diritto dei bambini italiani di socializzare con coetanei a loro simili e dal medesimo profilo linguistico, senza creare degli alienati costretti da questa vergogna a interfacciarsi con multinazionali globaliste perfino quando entrano per la prima volta in aula. Ma concettualmente, si vira su approcci simili a quelli che si usano – male e in modo contradditorio peraltro – per le questioni inerenti i clandestini e gli sbarchi, che dovrebbero essere ogni volta “ricollocati” tra i vari Paesi membri dell’Ue, come stabilito da una serie di accordi di cui francamente ci annoiamo a fare perfino il resoconto, visto il loro fallimento anche statistico. Il Secolo d’Italia pubblica un sondaggio secondo cui gli italiani sarebbero favorevoli: va anche bene, è comunque sintomatico di una cittadinanza consapevole del problema, probabilmente perché vissuto sulla pelle dei propri figli tutti i giorni. Ma che non salva da una filosofia che continua ad accettare la dinamica esistente, anziché rifiutarla e fare di tutto per contrastarla.
Alberto Celletti