Roma, 27 gen – Sciatori pagati per rallentare la corsa nelle qualificazioni. La sintesi – sconvolgente – viene da un articolo di Repubblica, ad appena otto giorni dalle Olimpiadi invernali di Pechino. E sono coinvolti anche due italiani.
Sciatori pagati per rallentare: lo scandalo sulle Olimpiadi
Il sospetto pare proprio essere quello di qualificazioni truccate. E gli elementi che portano a rafforzare questa tesi sono decisamente forti. Sono tre le gare internazionali sotto osservazione che hanno mostrato “casualità” per così dire, piuttosto insolite: quelle di Dubai, di Kolasin e Malbun. In tutte e tre le occasioni, le gare sarebbero state contraffatte con la complicità di sciatori probabilmente corrotti per rallentare la corsa. Sciatori che, senza essere campioni erano di buon livello ma che improvvisamente diventano lentissimi, mentre altri atleti fino a quel momento sconosciuti ottenevano risultati mai visti.
Si comincia con un comunicato del Comitato Olimpico Internazionale (Cio) che comunicas di aver aumentato da 153 a 157 il numero di sciatori ammessi alle Olimpiadi di Pechino: “La richiesta ci è arrivata dalla Federazione mondiale di sci (Fis), perché alcuni eventi di qualificazione sono attualmente in corso di revisione”. Quali eventi siano sub judice, e perché, non viene specificato. Si dice però che “dei quattro posti in più, due spettano all’Austria, uno alla Germania, uno alla Francia”.
Le gare incriminate
Ecco, intanto, le tre gare oggetto di indagine. La prima è avvenuta a Dubai tra il 17 e il 20 novembre, la seconda a Kolasin, in Montenegro, il 22 e il 23 dicembre, e infine la terza a Malbun, nello stato del Liechtenstein, il 12 e il 13 gennaio. A Dubai si compete per una gara “Entry League”, ovvero di modesto livello, in cui gli sciatori con meno esperienza possono guadagnare un po’ di credito. Più il punteggio è alto, più il livello dello sciatore è basso. Per accedere alle Olimpiadi si deve come minimo ottenere un punteggio inferiore a 160. Ebbene, allo Ski Dubai gareggiano 23 atleti. I quattro che per record, tempi medi eccetera sono solitamente i più forti, improvvisamente crollano. Uno di questi è tra i due italiani coinvolti: si chiama Federico Vietti, appartiene alla Federazione italiana (Fisi) e il suo punteggio solito è di 49.48: all’improvviso scende a 77.6, 79,3, 74,9, 73,1. Tutto potrebbe essere, ma ciò che avviene a Vietti succede anche all’albanese Tola e ai bielorussi Terzic e Lokmic. Ed ecco che alle Olimpiadi vanno il kirghizo Maksim Gordeev, il saudita Salman Alhowaish, l’indiano Arif Mohd Khan. Paesi i quali, in media, sono poco affini alla neve (quanto meno sportiva).
Nel report ritrovato e inviato alla Federazione Internazionale, si legge testualmente che
“nessuno di costoro è stato in grado di ripetere la performance di Dubai nei successivi appuntamenti”. E nello stesso report ci citano i casi di Montenegro e in Liechtenstein: anche lì i pass olimpici potrebbero essere stati ottenuti con la truffa.
“Vai troppo forte”: il caso delle minacce a Kolasin
A Kolasin, come a Dubai, si doveva rallentare. E pure con una certa urgenza. I quattro migliori arrancano di nuovo e lo fanno di nuovo contemporaneamente. Uno di questi è Michele Gualazzi, solitamente sul 27,9 ma che in gara ottiene 53,41 e 79,01. Nel report, a riguardo, si legge che “grazie alle loro prove di molto inferiori alle attese cinque atleti vengono confermati ‘qualificabili’ per Pechino, mentre il saudita Abdi Fayik, che ha gareggiato 12 volte in tutta la sua carriera, si qualifica direttamente”.
Un caso che poi emerge è quello di uno sciatore minorenne, che peraltro era nella competizione solo per guadagnare punti e non per andare alle Olimpiadi, che ha rivelato di essere stato minacciato addirittura di morte da altri atleti. Il motivo? Andava “troppo forte”. E a Malbun si denunciano simili violazioni: in compenso, a Pechino ci andranno sciatori come il ghanese Carlos Maeder e il giamaicano Benjamin Alexander. Altre nazioni tipicamente familiari con la neve.
Sciatori pagati o costretti in qualche modo ad andare piano. Più piano. La chiusura del report afferma che “più di una dozzina di sciatori hanno potuto abbassare di 2, 3, 5 e anche 8 volte il punteggio nel giro di meno di tre mesi. Di questi, 11 sono diventati qualificabili per Pechino. Molti di loro non hanno mai gareggiato prima in questa stagione e non gareggeranno più. Quei posti sono stati sottratti ad atleti veri che hanno lavorato tutta la vita per andare ai Giochi e a loro dovrebbero essere riconsegnati”. E nel frattempo, la Cio non sospende i risultati degli eventi. Mentre la Fisi al momento tace.
Stelio Fergola