Roma, 13 mar – Sono passati 50 anni dall’aggressione di Sergio Ramelli da parte di un commando di Avanguardia Operaia: era il 13 marzo 1975 e a Milano andava in scena una delle pagine più infami di quel periodo. Oggi un folto numero di studenti romani si è radunato davanti alla Facoltà di Economia della Sapienza a Roma, con l’intento di ricordare il giovanissimo milanese ma anche “tutti gli altri”, ovvero tutti quei studenti che come Ramelli caddero sotto i colpi dell’odio rosso.
Per Ramelli e “tutti gli altri”
“Oggi abbiamo occupato la scalinata della Facoltà di Economia – dichiara in una nota il Blocco Studentesco (movimento giovanile di CasaPound Italia – con un sit-in pacifico ma deciso. Secondo noi la memoria di Sergio Ramelli e di tutti gli altri studenti assassinati dall’odio comunista, a Milano come a Roma, può essere soltanto quella attiva e militante di chi continua ancora oggi a lottare nelle scuole e nelle università contro un clima ostile. Un clima di tensione alimentato da un antifascismo che ormai ha perso ogni coordinata ideologica e che ha come unico collante l’odio permanente“. Una rivendicazione forte su una memoria che più che “condivisa” il movimento considera “militante”, ma soprattutto un atto di accusa contro le sceneggiate dei collettivi antifascisti che continuano ad usare slogan vigliacchi e metodi mafiosi. Dai quotidiani attacchi alle realtà politiche di destra agli sfregi continui a targhe e monumenti, possiamo tranquillamente affermare che quell’odio rosso non è mai venuto meno, nonostante a parti invertite si ricorra spesso alla richiesta di abiure e condanne.
Se Milano era Belfast, Roma fu Beirut
“Era come a Belfast“. Così ha ricordato il clima milanese il Presidente del Senato Ignazio La Russa in una intervista su Il Giornale, nella quale ricorda l’omicidio di Sergio Ramelli e il ruolo da lui avuto in tutta la vicenda politica e giudiziaria di quel periodo. Se è vero che Milano era Belfast, Roma fu Beirut. Il movimento del Fulmine Cerchiato ha infatti voluto porre l’attenzione anche su quei tanti studenti romani che nello stesso arco temporale di Ramelli furono i protagonisti di un conflitto costante, tra violenza mirata e una vera e propria guerra civile a bassa intensità. In quel “e tutti gli altri” impossibile non leggere i nomi di Paolo Di Nella (“sprangato” alle spalle come Sergio), Francesco Cecchin (studente di 18 anni), Alberto Giaquinto (liceale di 17 anni), Mario Zicchieri (studente di 17 anni); e ovviamente quelli di Franco, Francesco e Stefano, assassinati in Via Acca Larenzia il 7 gennaio del ’78. “Mentre i collettivi universitari continuano a ripetere gli stessi slogan di cinquant’anni fa – conclude la nota del Blocco Studentesco – inneggiando alla morte dei fascisti, noi siamo qui per ricordare a tutti che nessuno potrà mai cancellare i loro nomi, né con la violenza né con la repressione. E nemmeno con il silenzio colluso”. Dai giovani per i giovani: non può esserci etica della memoria più importante.
Sergio Filacchioni