Roma, 4 dic – Matteo Salvini rispolvera l’antieuropeismo e, forse, ce lo potevamo aspettare. Lo rispolvera convocando a Firenze i principali leader del gruppo parlamentare europeo Identità e Democrazia, di cui fa parte anche Marine Le Pen, non presente però fisicamente ieri. Il segretario del Carroccio e vicepremier rilancia un messaggio che, però, sembra la copia sbiadita di quello del maggio 2019, quando riunì a Milano un gruppo di leader sovranisti simile, all’epoca molto più acceso nei toni di quanto non sia adesso.
Salvini e l’antieuropeismo
Perfino l’osservatore più distratto capirebbe che la Lega, in quel 2019, raccolse il 34% dei voti sulla base di questi principi: anti-immigrazionismo, identitarismo, una sottospecie di nazionalismo italiano e non più “padano”, antieuropeismo e antieuro, tradizionalismo, approccio di ispirazione filo-cattolica. Lo stesso osservatore distrattissimo farebbe davvero fatica a non comprendere che la stessa Lega sia precipitata sotto all’8% delle ultime elezioni praticamente mettendo da parte tutti questi temi, se non quello – del tutto formale, visti i tragicomici risultati del governo – della ostilità all’immigrazione di massa. Di conseguenza, non era così assurdo attendere da Salvini una specie di “richiamo” all’antieuropeismo. Tramite forme sbiadite, dialettiche, accorte. A differenza di alcuni dei suoi ospiti, questo va detto. Ma che inevitabilmente contraddistinguono sia i suoi interventi che quelli dell’alleato proveniente dall’altro Paese più grande, ovvero la Francia.
Il “richiamo” all’unità
Salvini introduce l’antieuropeismo con la forma sbiadita prima accennata, definendo l’Europa come una realtà “occupata da abusivi”. Leggermente più polemica la maggiore alleata, Marine Le Pen, che nel videomessaggio inviato parla di una Commissione europea che agisce contro i nostri popoli e le nostre libertà”. I “pesci piccoli” non a caso, sono quelli più duri in assoluto. Il rumeno George Simion, leader di Aur, ha definito l’Europa attuale come “un inferno” guidato da “pazzi e malati come Timmermans e Von der Leyen”. Kostadin Kostadinov, leader di Revival, il partito nazionalista bulgaro che, dice che “stiamo invecchiando, morendo in Europa”. Da una Pontida sbiadita da anni a una sottospecie di “nuovo tentativo”? Delle continue altalene della politica italiana la gente è stanca. E il sovranismo, pur non morto affatto come concetto e come percezione elettorale, è in coma da anni. Se per caso il leader del Carroccio ha intenzione di resuscitarlo, ci vorrà molto più che un raduno a Firenze.
Stelio Fergola