Roma, 29 ott- La Corte di Appello di Milano, su sentenza di rinvio delle Sezioni Unite di Corte di Cassazione per il saluto romano al Presente durante la commemorazione di Sergio Ramelli nel 2016, ha assolto tutti gli imputati perchè il fatto non sussiste. A comunicarlo le tre realtà militanti milanesi che erano state coinvolte nel processo: CasaPound, Lealtà-Azione e Rete dei Patrioti.
Nessuna condanna per il saluto romano
“Ancora una volta le polemiche sul saluto romano e il rito del Presente si risolvono con un’assoluzione in tribunale per tutti gli imputati” – inizia così la nota delle tre realtà militanti di Milano che comunicano la fine di un processo iniziato quasi dieci anni fa. Cade di nuovo tutto l’impianto accusatorio armato dalla sinistra: gli imputati erano stati assolti per l’assenza dell’elemento soggettivo e poi condannati in secondo grado, nel 2020, in riferimento alla legge Mancino del 1993 che punisce le manifestazioni pubbliche di ideologie discriminatorie. A gennaio di quest’anno invece la Suprema corte aveva annullato e rinviato ad altra sezione della corte d’appello del capoluogo lombardo. Oggi l’assoluzione definitiva: il fatto non sussiste. A gennaio infatti la Cassazione aveva stabilito che fare il saluto romano violerebbe la legge solo se unito al «concreto pericolo di riorganizzazione del disciolto partito [fascista]». Seguendo lo stesso principio l’avvocato Domenico Di Tullio, difensore di due degli otto imputati nel caso del 2016, sostiene che il saluto romano non possa essere considerato reato se il gesto è inserito nel contesto di una commemorazione ed è estraneo a qualsiasi tentativo di ricostruzione del partito fascista. Sic et simpliciter. “Una sentenza illuminata – dichiara l’avvocato difensore in un post su Facebook – che fa giustizia di teoremi e vogliette forcaiole dei soliti garantisti solo con gli amici loro. Giustizia è fatta“. E la domanda ora sorge spontanea: che si inventerà La Repubblica?
Silenzio assordante
Su questa assoluzione ovviamente ci sarà un silenzio assordante dei media italiani. Eppure può essere tranquillamente definita “storica”, perchè mette un punto su quelle commemorazioni che la sinistra voglia oppure no, continueranno a svolgersi in tutta Italia. Come si sarebbero continuate a svolgere in caso di condanna. Il ricordo di così tanti ragazzi uccisi negli anni ’70 dall’antifascismo rosso, spesso ancora senza colpevoli, non poteva e non potrà mai meritare l’ulteriore condanna dell’oblio.
Sergio Filacchioni