Roma, 23 mar – E’ di due giorni fa l’apertura di una voragine nel manto stradale in cui sono parzialmente precipitate due auto, e continuamente si registrano questo genere di episodi. Addirittura due anni fa è crollata una palazzina a Ponte Milio, due mesi fa una strada alla Balduina con una decina di auto precipitate in un cantiere sottostante che da giorni era invaso dall’acqua. E poi ci sarebbero le circa 50.000 buche censite dopo la nevicata. A proposito di acqua. Ci siamo occupati del problema l’estate scorsa per la “crisi idrica” dovuta alla mancanza di manutenzione delle condotte che si perdono circa il 40% dell’acqua che vi transita. Ma dove va a finire quell’acqua? Finisce nel suo naturale “bacino idrico”, ad un certo punto troverà un fosso, di li arriverà a Tevere e infine al mare. Ma prima fuoriuscendo dalle condotte che sono qualche metro sotto il livello del suolo si scaverà la sua strada, asportando terriccio e via via formando le voragini nelle quali per ora precipitano le automobili. E quando cominceranno a crollarci i palazzi come a Ponte Milvio?
Chiunque lavori nel settore vi può testimoniare che l’effetto delle perdite di acqua dalle condotte e dalle reti fognarie è proprio questo, e i “cavi” che era si aprono nelle strade al passaggio o alla sosta delle automobili “sono già” a minare le fondamenta degli edifici, e l’acqua inesorabilmente li allarga. Non ci può essere altra ragione del crollo della palazzina di Ponte Milvio anche se ufficialmente ancora “non è dato a sapere” in attesa di una perizia di cui a due anni non si conosce l’esistenza, mentre l’erosione potrebbe compromettere la staticità degli edifici vicini. Non è “tutta colpa della Raggi” e dell’amministrazione M5S che vinse le elezioni comunali a giugno 2016, ma gli si può imputare l’inerzia. Da almeno un decennio non si fa il minimo di manutenzione, si legge che l’Acea ha “investito” cifre miliardarie in consulenze e informatica ma di riparare i tubi rotti neanche se ne parlava. Ma si potrebbe agire: le aziende del settore, che sono alla canna del gas, dispongono di apparecchiature (si chiamano GeoRadar) che semplicemente passando sul manto stradale sono in grado di rilevare la presenza di cavità sotto lo stesso. E quindi di intervenire evitando che le auto ci cadano dentro, e quindi andando poi a esaminare la situazione intorno agli edifici circostanti… E basti pensare che ormai gli appassionati di ricerche archeologiche i GeoRadar se li costruiscono comprando i componenti su internet.
Occorre anche ricordare al Sig. Sindaco e alla giunta pentastellata che l’assetto idrogeologico dell’Urbe fu sistemato nel 500 A.C. con la costruzione della Cloaca Massima che ancora funziona egregiamente da 25 secoli. E che le esondazioni del Tevere furono sistemate grazie ai “Muraglioni” costruiti intorno al 1880, con il riassetto urbanistico e idraulico delle sponde. Ma siamo certi che se Giulio Cesare fosse sprofondato con la biga e i cavalli in una cratere si sarebbe scatenato un pandemonio. Insomma devono essere chiamate, e alla svelta, le ditte in grado di scovare queste “misteriose” caverne che si aprono sotto i nostri piedi, e una buona volta aggiustare anche i tubi. Stessa cosa per le 50.000 buche. La nevicata ha fatto infiltrare l’acqua nel manto stradale vecchissimo e pieno di crepe e rattoppi, la gelata del giorno successivo lo ha scardinato (l’acqua si dilata quando ghiaccia, si sapeva) e il traffico ha fatto il resto (la strada esiste apposta, per farci passare i mezzi di trasporto. Non è una crudele invenzione della società dei consumi).
Il “provvedimento” sarebbe diminuire i limiti di velocità, in modo da incassare più multe. Inutile ricordare che i resti delle strade romane vecchi di 2.000 anni ancora rendono testimonianza di se stessi dalla Gran Bretagna alla Siria, e nessuno ci è mai caduto dentro. E anche qui i pentastellati brillano come i loro predecessori: una lampadina fulminata. Chiudiamo con una battuta scritta a caratteri cubitali su uno dei Muraglioni di lungotevere, riservata nel 1944 al Colonnello italo-americano Charles Poletti, governatore militare di Roma. Si lasciava andare a interminabili concioni sulle secondo lui pessime abitudini dei romani: “Colonnello Poletti, meno chiacchiere e più spaghetti!”.
Luigi Di Stefano
Ecco perché Roma sta crollando. Tra colpe decennali e inerzia a Cinque Stelle
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