Roma, 14 nov – Sono scesi in strada ed hanno bloccato via dei Laghi, a Rocca di Papa, nei dintorni di Roma. La protesta, scattata due giorni fa intorno all’ora di pranzo nel centro d’accoglienza “Mondo Migliore“, sarebbe dovuta alla rottura della caldaia che fornisce l’acqua calda ed i riscaldamenti. Gli africani ospiti della struttura di proprietà dei Padri Oblati e gestita da alcune cooperative, hanno così bloccato il camion con i rifornimenti di cibo per poi occupare la strada antistante il centro. E’ stato soltanto l’intervento dei Carabinieri, della Polizia e del sindaco Emanuele Crestini a convincere i migranti, dopo un’ora di trattative, a rientrare nella struttura.
E’ questa l’ultima delle proteste di cui sono ormai protagonisti di continuo i centri d’accoglienza, con buona pace di chi parla di accoglienza con toni trionfali e dei migranti come disperati, pacifici e tolleranti, in cerca di rifugio e conforto. Ricordiamo in ordine sparso soltanto alcuni episodi. Prima fra tutte la rivolta scoppiata a Reggio Calabria, a luglio, contro la permanenza nella città calabrese a favore di un trasferimento al nord. Una protesta violenta che aveva richiesto l’intervento della polizia in tenuta antisommossa. Strade bloccate anche a Livorno nel settembre scorso, quando era stato necessario risistemare la fornitura d’acqua al centro d’accoglienza all’estito nell’ex Sant’Anna e la polizia aveva assicurato ai migranti che il pagamento della diaria sarebbe avvenuto a breve.
Il mese scorso in Sardegna, invece, quattro minorenni gambiani ospiti a Villanovaforru sono entrati negli uffici rubando oggetti e documenti, per poi minacciare di dar fuoco alla struttura dietro la pretesa di un paio di scarpe. Invece, a Busto Arsizio, a settembre, una novantina di immigrati ha bloccato il traffico in centro contro la qualità del cibo servito nella struttura e le lentezze burocratiche. Soltanto tre giorni fa a Lodi un’altra protesta da parte di alcuni richiedenti asilo centroafricani a cui era stato negato lo status di rifugiato ma continuavano a pretendere il “pocket money“, soldi dallo Stato italiano. Infine, a Novara, in ottobre, le forze dell’ordine hanno dovuto calmare una protesta scoppiata alla mensa di via Camoletti, quando alcuni profughi hanno bloccato gli ingressi in seguito alla distribuzione di un dessert contenente liquore, rifiutato dai musulmani presenti.
Proteste a volte illegittime, a volte pretestuose, ma soprattutto molto spesso fuori luogo considerando la situazione d’emergenza che l’accoglienza di immigrati irregolari comporta. Senza contare, peraltro, l’enorme disparità di trattamento persistente tra italiani in difficoltà o in emergenza abitativa (per non parlare dei terremotati) ed i richiedenti profughi, dotati dallo Stato di un “salario”, di cibo e di un tetto, mentre i cittadini vengono arrestati se si oppongono ad uno sfratto. Tutte situazioni che non fanno che aumentare la distanza e le tensioni tra Stato e cittadini, ma anche tra italiani e stranieri, facendo di un popolo accogliente un popolo necessariamente intollerante.
Emmanuel Raffaele
1 commento
uno dei perni del sistema statunitensi per far girare una società multietnica è un welfare praticamente inesistente,che oltre a non gravare sulla fiscalità che quindi può essere leggera,non crea quelle tensioni sociali citate nell’articolo.
Un’altra volta parleremo di come questa mancanza di welfare sia una spinta assolutamente motivante per i meno votati al lavoro..
non puoi vivere di stato negli USA.
easy.