Roma, 15 mag – Quello sulla leva obbligatoria “non è un dibattito obsoleto”, tanto che in Europa “si è riaperto non solo in Svezia ma anche in Francia, dove, alle ultime presidenziali, l’argomento è stato toccato da molti candidati, compreso Macron”. È la Roberta Pinotti che non ti aspetti quella che, a margine della sfilata degli Alpini, a Treviso, ha buttato lì, per vedere l’effetto che fa, l’idea di rimettere in piedi il servizio militare. La puntualizzazione è comunque arrivata in men che non si dica: il ministro si riferiva all’obbligatorietà del “servizio civile”. Il che, con l’aria che tira e con certi soggetti ad occuparsi di “solidarietà”, significherebbe probabilmente dare alle ong e ai vari enti anti-italiani un esercito di attivisti pagati dallo Stato e messi al lavoro nell’invasione della nazione.
Ma a che serve far fare il “servizio civile” ai nostri giovani? Come se in Italia ci fosse carenza di volontariato o di “impegno civile”. Chi ritiene necessario il servizio militare obbligatorio crede che alcune specifiche forme di disciplina e addestramento siano utili alla gioventù: saper maneggiare un’arma, saper padroneggiare il proprio corpo, essere inseriti in una organizzazione gerarchica, saper rispettare una disciplina, fraternizzare con i propri coetanei, mettersi al servizio della nazione… Il servizio civile sarebbe semplicemente un doppione di mille cose che i nostri giovani già fanno. Pure troppo.
Il ministro Pinotti aveva probabilmente in mente un progetto di servizio obbligatorio civile dell’Associazione nazionale alpini, che però ipotizza un periodo di richiamo per tutti i giovani, da 6 a 12 mesi, al termine del ciclo scolastico, da inquadrare in unità di tipo militare con marce, autodifesa, vita in comunità, disciplina, rispetto delle regole e dei superiori. Una cosa che non passerà mai, perché troppo poco incline alla sensibilità della Generazione Erasmus. Sta di fatto che il dibattito riprende fiato, non solo in Italia: la Svezia vuole censire tutti i giovani arruolabili dal 2019, la Lituania ha sospeso la leva per poi reintrodurla nel 2015, in Francia si è parlato di formazione militare obbligatoria di 6 mesi contro la minaccia del terrorismo. Quest’Europa che aveva sognato un mondo senza guerre si è infine dovuta arrendere all’evidenza che il resto del mondo, compreso il resto del mondo che risiede all’interno dei nostri confini, non sembra dello stesso avviso. Ma l’impressione è che stiamo correndo ai ripari tardi e male.
Giorgio Nigra
3 comments
Premesso che sarei assolutamente favorevole alla reintroduzione del servizio di leva, sono però ancor più scettico e maligno e fra me e me mi son detto: ma vuoi vedere che sarebbe un altro stratagemma per dare la cittadinanza alle nuove risorse che sbarcano ogni giorno sulle nostre coste? Perché ricordo che, se le norme rimanessero sostanzialmente quelle di un tempo, lo straniero che prestasse servizio di leva volontariamente avrebbe diritto alla cittadinanza italiana al termine dello stesso. E a pensar male di solito ci si indovina….
in realtà noi la cittadinanza italana già la regaliamo; bastano appena 5 anni di residenza per richiederla se cittadini comunitari e soli 10 se extracomunitari; va da sè che la nuova cittadinanza italiana dei genitori stranieri passa automaticamente anche ai loro figli, anche se nati all’estero.
pessima idea davvero quello di fornire addestramento mlitare (per quanto raffazzonato) a “nuovi italiani” attualmenti tenuti fuori dalle nostre FFAA dal collaudato meccanismo della raccomandazione,una volta tanto da odioso ed assolutamente mediocratico ad assolutamente funzionale per la nostra sicurezza nazionale.