Roma, 9 mar – Le prime informazioni sulla riforma del fisco in via di definizione mostrano un quadro abbastanza diverso da ciò a cui siamo abituati, come riporta al riguardo anche Tgcom24.
Riforma del fisco, ecco cosa cambia
Uno degli obiettivi della riforma del fisco è eliminare l’Iva sui beni di prima necessità, mantendola ancora più bassa per beni alimentari come il pesce e la carne. L’altro è quello di allegerire l’Irpef per i lavoratori dipendenti. La commissione Finanze alla Camera ha espresso le linee guida per bocca del sottosegretario Sandra Savino, mentre l’arrivo del testo al Consiglio dei ministri è previsto per la prossima settimana. L’ipotesi di eliminare l’imposta di valore aggiunto sui beni prioritari vira verso una sorta di “aliquota zero” che costerebbe al governo tra i 4 e i 6 miliardi di euro. “Un meccanismo di esenzione per alcune categorie di beni così come si è già sperimentato per i vaccini contro il Covid”, lo ha definito il viceministro dell’Economia Maurizio Leo.
Chi guadagna e chi perde
La parte più interessante in tal senso è la riforma delle aliquote Irpef, che dovrebbero passare dagli attuali quattro scaglioni di reddito a tre, accorpando le due fasce centrali: il primo al 23%, il secondo al 27% e il terzo al 43%, per dei redditi di riferimento a 15mila, fino a 50mila e oltre i 50mila euro l’anno. C’è una seconda ipotesi in cui gli scaglioni potrebbero essere rispettivamente del 23%, al 33% e al 43%. Per fare un esempio pratico, il lavoratore che dichiara 20mila euro lordi l’anno andrebbe a perderci poco, nel caso in cui venisse approvato il sistema con il secondo scaglione al 27%, pagando 4.290 euro l’anno invece che gli attuali 4.200, mentre andrebbe a guadagnarci, ma sempre limitatamente, nel caso dello scaglione al 33%.
L’accorpamento aiuta poco anche i redditi più “medi”, quelli intorno ai 30mila euro annui, i quale oggi versano allo Stato circa 7.400 euro all’anno. Con lo scaglione intermedio al 33% subirebbero un aggravio di 250 euro, con quello al 27% ne risparmierebbero 300. I redditi più alti sono quelli che ne guadagnerebbero di più: con 60mila euro lordi all’anno, in fatti, in entrambi i casi ci sarebbe un risparmo rispettivamente di 1.150 e di 700 euro.
La riforma è ovviamente ancora in fieri, si conosce l’intento di diminuire di molto le detrazioni e le agevolazioni fiscali in “pegno” degli scaglioni semplificati. Infine, è previsto anche un nuovo modello di accertamento fiscale: l’Agenzia delle entrate preparerà una dichiarazione precompilata per le piccole imprese. Se queste ultime aderiranno, non subiranno accertamenti per due anni. In caso contrario i controlli saranno immediati.
Alberto Celletti