Roma, 10 apr – Il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato che la Francia potrebbe riconoscere ufficialmente lo Stato di Palestina «nei prossimi mesi», forse già a giugno, in occasione di una conferenza delle Nazioni Unite a New York. Un annuncio che ha già fatto discutere, ma che potrebbe rivelarsi il primo passo di una più ampia strategia europea per tornare protagonista nello scacchiere mediorientale.
La Francia rompe gli indugi
La posizione francese non arriva dal nulla. Negli ultimi mesi diversi Paesi europei, come la Spagna, hanno espresso la volontà di riconoscere formalmente la Palestina. In un contesto internazionale segnato dal prolungato conflitto israelo-palestinese, dalla distruzione della Striscia di Gaza e da un crescente isolamento diplomatico di Israele, l’Europa sembra voler rientrare in campo, dopo anni di passività e sudditanza alla linea americana. Macron ha scelto una cornice precisa per l’annuncio: una conferenza co-presieduta con l’Arabia Saudita, potenza regionale sunnita sempre più attiva anche sul piano diplomatico. L’obiettivo? Lanciare un segnale chiaro: la Francia non è più disposta a restare alla finestra mentre gli equilibri del Medio Oriente vengono riscritti da altri attori – Stati Uniti, Russia, Cina e le monarchie del Golfo. Il riconoscimento della Palestina, per quanto simbolico, non è privo di un peso specifico, soprattutto se a farlo è membro permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Riconoscere uno Stato significa accettarne la sovranità, stabilire relazioni diplomatiche e, in questo caso, prendere una posizione netta su uno dei conflitti più delicati al mondo. Ma la mossa di Macron potrebbe andare oltre la questione palestinese: è un tentativo di ridare un ruolo geopolitico all’Europa – o quantomeno alla Francia – e di presentarsi come forza di mediazione tra Est e Ovest, tra mondo arabo e Israele?
Israele reagisce, l’Italia resta a guardare
La reazione israeliana è stata immediata e negativa. Non è una sorpresa: Tel Aviv ha sempre considerato il riconoscimento della Palestina un attacco alla propria legittimità. Macron, però, ha cercato di bilanciare la posizione, affermando che un tale riconoscimento servirebbe anche a contrastare quei Paesi – per lo più musulmani – che ancora oggi non riconoscono l’esistenza di Israele. Una sorta di “do ut des” diplomatico: riconoscere entrambi per riportare il dialogo su binari concreti. E l’Italia? Per ora resta ferma, come spesso accade quando si tratta di politica estera. Roma non riconosce lo Stato palestinese, anche se mantiene un ufficio consolare a Gerusalemme dedicato ai rapporti con l’Autorità Nazionale Palestinese. Nessun segnale, però, di una possibile apertura simile a quella francese. Ancora una volta, l’Italia sembra subire le mosse altrui senza provare a guidare uno spostamento dell’Europa fuori dal controllo americano.
L’Unione Europea avrà una politica estera?
Il nodo è tutto qui: l’Europa può ancora ambire a una voce unica sullo scenario globale? L’iniziativa francese potrebbe riaccendere un coordinamento europeo sul Medio Oriente, ma solo se altri governi saranno disposti a seguire la stessa strada. Altrimenti, resterà un’ennesima prova dell’irrilevanza strategica dell’UE, divisa tra buone intenzioni e veti incrociati. In un mondo sempre più caotico, Macron ha lanciato la sfida: una Francia che riconosce la Palestina è anche un’Europa che pretende di contare? Resta da vedere se gli altri lo seguiranno. O se, come troppo spesso accade, Parigi parlerà da sola.
Sergio Filacchioni