Atene, 11 ott – Dove non arrivarono i creditori internazionali, giunse Tsipras. Dopo le velleità rivoluzionarie, l’allontanamento del ministro Varoufakis, la farsa del referendum tradito e la riconferma che ha fatto leva sulla paura irrazionale, il pettinato primo ministro è pronto ad affondare il colpo. Andando anche ben al di là delle richieste della Troika.
Il concetto di presunzione di reddito non è un’invenzione del leader di Syriza – e nemmeno un’esclusiva greca, basti pensare al redditometro che in Italia sta pian piano prendendo piede – ma risale all’accordo del 2013, quando fu imposto alle autorità fiscali di pretendere il pagamento delle imposte sul reddito anche a chi un reddito non ha ma è ragionevole ritenere che possa detenerlo sotto qualche forma: basta infatti possedere una casa, una macchina o avere qualche risparmio depositato in banca per essere ritenuti percettori di un qualche reddito, dovendo di conseguenza versare all’erario quanto dovuto. Anche se si è effettivamente disoccupati.
Tsipras è riuscito, se possibile, a rendere ancora più esose le pretese del fisco. E’ infatti allo studio, nel novero degli ultimi accordi di salvataggio e come aggiornamento del protocollo del 2013, una stretta peggiorativa sul tema del reddito presunto. I cittadini saranno che, come detto, pur disoccupati ma proprietari di un immobile, di una macchina o che ottengono interessi su attivi bancari, verranno ad essere tassati sul reddito presunto al pari dei liberi professionisti: aliquota al 26% sul reddito – ripetiamo: non effettivo, ma ipotizzato dal fisco – e obbligo di versare gli acconti sulle imposte 2016 già quest’anno.
La misura è motivata come forma di contrasto al lavoro irregolare, che però si è risolta in storture e misure vicine all’allucinazione e al regime totalitario fiscale. D’altra parte non serve nascondersi: il lavoro nero è ciò che ha tenuto e tiene in piedi ancora quel poco che resta dell’economia della Grecia. Contrastarlo e allo stesso tempo aumentare la pressione fiscale reale – perché questo sarà alla fine il risultato – non farà altro che proseguire nel limbo in cui il paese si trova dal primo piano di salvataggio ad oggi. Un limbo fatto di recessione, disoccupazione ed aumento inarrestabile del debito pubblico. Poi è arrivato Tsipras.
Filippo Burla