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Raphaël Arnault, il “Salis francese”: chi è l’antifà eletto nel “Nuovo Fronte Popolare”

by Alberto Celletti
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Raphaël Arnault

Roma, 8 lug – Raphaël Arnault è l’Ilaria Salis francese. Non nel senso di una fluidità arcobalenata, sia chiaro (sebbene non ci sorprenderebbe scoprire che potrebbe pure piacergli), ma in quello del “curriculum”, se così si può definire. Oltre che del percorso da attivista antifascista. Ovviamente ben pronto a cacciare e se necessario picchiare i “fascisti”. Anche sulla base della “presunzione” di fascismo. Non fosse già grave la sicurezza…

Raphaël Arnault, il Salis francese condannato nel febbraio 2022 per aggressione

Secondo quanto riportato da Europe 1, Raphaël Arnaul venne condannato a quattro mesi di carcere il 18 febbraio 2022 dal tribunale penale di Lione. L’accusa confermata era “violenza di gruppo”, per un fatto avvenuto il 24 aprile 2021 che aveva visto come vittima tale  Geoffrey L. Quest’ultimo era stato avvicinato in una strada di Lione da sei persone che lo avevano circondato e schiacciato contro un muro, prima di togliergli il cappotto e chiedergli di sbloccare il cellulare. Il gruppo, di cui faceva parte Arnault, era a “caccia” di fascisti o di persone appartenenti all’estrema destra.

Geoffrey rifiuta, e viene picchiato. Subito dopo, i sei aggressori fuggono. Successivamente, la vittima racconterà alle autorità di aver riconosciuto proprio Arnault tra essi. Il quale, poco dopo essere stato arrestato, nega. Ma è la videosorveglianza a smentirlo, mostrando la sua presenza nel gruppo di picchiatori. Inoltre, gli investigatori lo mettono spalle al muro perché trovano alcune foto pubblicate su internet risalenti al giorno prima dell’attacco a Geoffrey in cui Arnault porta esattamente gli stessi abiti che nel video recuperato…senza contare i dati di geolocalizzazione del suo cellulare che, allo stesso modo, mostrano la sua presenza nei paraggi…

Sono tutti sotto lo stesso sistema ma non sono tutti uguali

Il dato sarebbe evidente ma sono in pochi a volerlo affrontare: l’Occidente è una cloaca di sinistra liberal-progressista. Nel senso che è quel tipo di cultura politica a dominare la scena, a dettare le linee, sia in senso culturale, che etico, che socioeconomico. Questo non significa che le destre europee non siano sostanzialmente delle variazioni appena accennate – e spesso inutili – sul tema. Significa che vengono percepite come terreno più fertile per idee dissidenti, sia sull’argomento della globalizzazione che su quello europeista, sul liberismo ma soprattutto su immigrazionismo e questioni etiche. Diversamente, non ci spiegheremmo allarmi così estremi per l’avanzata di presunte “onde nere” di destra tanto francesi quanto italiane o spagnole. In Francia, a dire il vero, l’approccio di Marie Le Pen e soci è enormemente esasperato dai media (ne abbiamo parlato più volte), ma fatto sta che un motivo per tanta – sebbene inutile – apprensione ci debba essere. Il fatto che in Francia venga eletta una sorta di “Salis transalpino” non è affare da sottovalutare. Può significare – anche se non ne abbiamo ancora la certezza – l’inizio di una tendenza piuttosto pronunciata: quella a far candidare ed eleggere personaggi dal passato violento, spesso e volentieri nella classica direzione ben conosciuta del “picchiare un fascista non è reato”, che qui invochiamo in assenza di fatti più gravi in sostituzione del ben più classico e storico “uccidere”.

Ovviamente, nelle destre europee nessuno è veramente fascista, anzi spesso e volentieri si tratta di richiami assolutamente fuori luogo: ma il punto è che il terreno da quelle parti politiche è ritenuto più fertile per idee “pericolose”. E le idee “pericolose” per qualsiasi sistema dominante, vanno schiacciate. Magari facendo entrare nelle sedi istituzionali proprio personaggi con la “guerra” nel sangue, come Arnault o la stessa Salis. Auguriamoci, per ora, che sia stato solo un caso…

Alberto Celletti

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