Roma, 26 feb – Francesco Cossiga e l’Italia. Un personaggio schietto, il vecchio democristiano scomparso nel 2010, che specialmente negli ultimi anni di vita ha dimostrato una lucida analisi della realtà, soprattutto spirituale, di questa povera e decadente Nazione. Cossiga è stato forse l’ultimo Presidente della Repubblica a ragionare in termini di interessi nazionale. E un’intervista, rilasciata a Luca Caracciolo sulla rivista Limes, nell’ormai lontano 2008, ce ne dà una testimonianza piuttosto fulgida.
Il sistema delle “quattro lealtà” che ha frantumato l’unità nazionale
La lucidità di Cossiga è palese soprattutto nell’analizzare le cause della distruzione della Nazione e del sempre maggiore ridimensionamento della Patria nelle nostre vite, dell’amore per essa, della fedeltà ad essa. L’ex-Presidente non lo faceva deprimendosi o ritrovandovi presunti elementi genetici, sia chiaro, come ogni buon malato di mente anti-italiano quasi desidera ardentemente. Lo faceva analizzando schiettamente le conseguenze del trauma dell’8 settembre 1943 nel contesto geopolitico della guerra fredda. Non c’era, non esisteva alcuna lealtà verso la Patria? No, risponde Cossiga. Esisteva. Era presente.
Ma essa subiva un contesto di frastagliamento ideologico, e veniva condivisa con “altre lealtà”, che nell’Italia sconfitta del 1945, per di più esattamente al centro della linea di demarcazione tra i due blocchi, erano difficili se non impossibili da scardinare. Lealtà all’Italia, alla Chiesa e alla Nato da parte democristiana. Lealtà all’Italia e all’Unione Sovietica da parte comunista. Ma il “benefit geopolitico” della guerra fredda, come lo chiama Caracciolo durante l’invervista, ha aiutato non poco a comporre un interesse nazionale vivo, seppur residuale. L’Italia giocava da ponte tra Est e Ovest. E pur contando militarmente meno degli altri alleati occidentali, riusciva a recitare un ruolo regionale di un certo rilievo.
“In entrambi, comunisti e democristiani, il concetto di Patria era fortemente temperato dall’influenza del comunismo internazionalista, d’un lato, e della Chiesa, dall’altro. La verità è che nell’Italia della guerra fredda c’erano quattro tipi di lealtà, due da una parte e due dall’altra della frontiera interna: noi democristiani eravamo fedeli all’Italia e all’Alleanza Atlantica ma anche, in gran parte, alla Chiesa; loro comunisti erano divisi fra fedeltà nazionale e legame critico con il campo sovietico. Le radici della tragedia italiana sono tutte qui. Solo quando riusciremo a ricostruire un comune sentimento di patria potremo riconquistare il nostro posto nel mondo occidentale.”
Cossiga: “All’Italia serve una nuova Costituzione”
La Costituzione in vigore dal 1948 è sostanzialmente il retaggio di una sconfitta, di un tradimento, e di una depressa sottomissione mascherata da trionfo. Non vi è, in essa, un solo elemento di reale e consistente unità nazionale, e sbagliano anche i post-fascisti che si “consolano” con alcuni retaggi dell’impronta sociale data alla Nazione negli anni Trenta e indubbiamente rinverdibile in alcuni passaggi della carta. È inevitabile che in un passaggio storico così importante non si possa archiviare ogni elemento perfino filosofico della fase precedente. Ma non significa che a ciò corrisponda un vero spirito, una reale continuità e soprattutto che sopravviva in esso la cosa più importante, ovvero l’amore per questa Nazione. Sbaglia anche chi si “aggrappa” ai suoi principi sperando inutilmente di farsene depositario per scopi di breve periodo. Perché nella storia è il lungo, di periodo, che conta.
Perché proprio il lungo periodo ci testimonia che quell’amore per la Patria è sempre esistito, nonostante le depressioni anti-italiane e la loro ostinazione a vederlo perfino geneticamente mancante. Ma quell’amore, all’improvviso, è stato archiviato dopo la sconfitta tremenda nel secondo conflitto mondiale. Da allora in poi, è sopravvissuto solo per inerzia, mai per rinnovamento. Marciando inesorabilmente verso la morte. La Costituzione oggi in vigore è frutto di questa morte, anzitutto spirituale, del popolo italiano. Cossiga sembra capirlo, anzi lo afferma a chiare lettere. “Dobbiamo avere il coraggio di porci la domanda che abbiamo sempre evitato: qual è il nostro interesse nazionale?” perché “prima avevamo dei riferimenti obbligati”, ovvero la Nato, la Chiesa, nel contesto del “benefit geopolitico” della guerra fredda. E ora? “Prima apriamo un dibattito democratico sul nostro interesse nazionale, meglio è”.
E la Costituzione c’entra, eccome. “Noi non possiamo più fare politica estera senza ricomporre l’unità nazionale. Prima la facevamo anche grazie alle nostre divisioni. Adesso però non possiamo più permettercele. Per questo io sono per una nuova Assemblea costituente. Che non sarebbe solo un fatto istituzionale, ma un fatto nazionale, un volare alto per ricomporre l’unità nazionale. Certamente non possiamo ricostruire la Nazione continuando a darci del fascista o del comunista.“
Stelio Fergola
5 comments
Per sporchi interessi hanno tutti snobbato un uomo, pure loro presidente, che non era certo stato tenero con i loro avversari… Malafede manifesta !!
Iniziamo a chiederci cos’è una Nazione, poi chi sono gli italiani, quindi l’Italia. Forse si scoprirà se esiste un interesse nazionale di qualche tipo.
Il cortocircuito mentale si vede sempre nelle piazze. No vax di destra assieme quelli di sinistra prima, adesso bandiere ANPI vicine a quelle Pravyj Sektor.
Franco G. Freda non lo considerava un cortocircuito mentale, ma l’ unica soluzione verso la unità nuova osteggiata ai tempi sostanzialmente solo dal… PCI !! Partito Ciechi italiani.
Da ancora inconfutato “docente” di diritto costituzionale che ha pure dato il dispiacere a Rodotà di morire senza essere riuscito a confutarmi
https://massimosconvolto.wordpress.com/2015/11/10/ad-quendam-politicum/
se a qualsiasi livello, Consulta compresa, non avessimo paraculi istituzionali che negano anche l’evidenza addirittura messa nero su bianco dagli ermellini stessi
https://www.ilprimatonazionale.it//cronaca/aifa-in-un-anno-22-morti-vaccino-ma-dati-incompleti-ecco-perche-223377/#comment-83308
Andrebbe benissimo questa Costituzione a difendere l’Italia.
Basta smettere di calpestarla per fare interessi oltre atlantici ed applicarla.